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DARIO RUSSO

Carattere Universale. Innovazione senza Stile

Abstract

Il Bauhaus (1919-1933) ha segnato la storia. Questa scuola fu animata da alcuni degli artisti-progettisti più rilevanti del Novecento, da Gropius a Kandinskij, da Itten a Moholy-Nagy, non riconducibili a un approccio univoco. Eppure, l’idea del Bauhaus, che ha innervato il dibattito e la pratica del progetto in Europa e negli USA (e non solo) per decenni, si è risolta in una sorta di International Style che, nella tipografia, corrisponde al carattere Universal di Herbert Bayer (1925). Il presente articolo mira a evidenziare come il carattere universale, che raffigura per noi oggi lo ‘stile’ della Modernità, fu in principio innovazione allo stato puro: una configurazione volta all’effetto, al massimo risultato col minimo sforzo, dal punto di vista sia economico e tecnico-produttivo sia funzionale ovvero leggibilità e percezione visiva; e come il dato più interessante non sia la forma in sé – riproposta, uguale a se stessa, per quasi un secolo – ma il principio progettuale che la sottende.