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SILVIA PENNISI

L'edilizia carceraria in Italia: storia, attualità e prospettive

Abstract

La storia dell'edilizia carceraria racchiude in sè molte facce della storia di un paese, anche se si tratta di una tipologia relativamente giovane. Il concetto di pena inflitta ad un reo infatti ha subito nei secoli diversi cambiamenti, legati alla cultura, alla politica ed alla naturale evoluzione del pensiero dell'uomo. Per secoli non si è immaginata una distrubuzione funzionale ad hoc, ma solo adattati alla meglio dei luoghi con piccoli spazi dove detenere i puniti. Da quando ci si è iniziati a porre il problema di un edificio costruito appositamente per la detenzione i dibattiti sulle caratteristiche di questa tipologia edilizia non sono mai cessati. In Italia la questione del sovraffollamento e dell'inadeguatezza degli edifici carcerari è una nota dolente, inadeguato sia alla nostra stessa Costituzione che alle normative europee e trova attualmente delle soluzioni puntuali, che arrivano come risposta a sanzioni piuttosto che come decisioni assunte dopo un percorso razionale. Le strutture presentano problemi di diversa natura e, tranne alcune fortunate eccezioni, non sembrano rispondere affatto alle esigenze di chi le utilizza, sia i detenuti che i lavoratori. In un edificio di detenzione lavora un numero di persone elevato tanto quanto i detenuti, a tutti devono essere garantite le condizioni di lavoro adeguate. Le realtà prese in esame come casi emblematici sono due: una storica costruzione ancora in uso, più volte riadattata ma con impianto originale, ed un edificio di recente costruzione. Il rapporto tra questi due complessi e la città e l'analisi dei loro aspetti costruttivi e funzionali costituirà un'occasione di riflessione per una tipologia edilizia che necessita ancora di molti studi ed apporti per migliorare.