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GABRIELLA PALERMO

Il potere delle narrazioni: la ragione umanitaria nelle rappresentazioni del Mediterraneo Nero

Abstract

Questo articolo intende trattare delle narrazioni dominanti che disciplinano, registrano e governano le migrazioni nel Mediterraneo Nero attraverso il dispositivo coloniale della ragione umanitaria. Spazio postcoloniale e laboratorio geopolitico nel quale il capitalismo contemporaneo, incarnato nella Fortezza Europa, esercita la sua sovranità, il Mediterraneo Nero è uno spazio di relazioni di potere fondamentale per la costruzione dell’Io occidentale e dell’identità europea, consumata sul corpo dell’altro/a. Al contempo, poiché la subalternità e l’assoggettamento indicano «il processo del divenire subordinati al potere tanto quanto il processo di divenire un soggetto» (Butler, 2013, p.8), questo spazio del mare è uno spazio di produzione di contro-soggettività, di contro-narrazioni, di contro-pratiche. Infatti, come chiarito da Michel Foucault, non vi sono strategie di potere senza resistenze: «like power, resistance is multiple and can be integrated in global strategies» (Foucault, 1980, p. 142).In questo articolo, intendo soffermarmi sulla riproduzione della scia nello spazio del Mediterraneo Nero a partire dalle rappresentazioni fisse dell’archivio dominante che de-soggettivano l’esperienza migratoria attraverso lo strumento dell’astrazione dei numeri, la ripetizione e la registrazione fissa dell’altro/a in un’immagine. Un fenomeno, questo, che viene riprodotto per mezzo della ragione umanitaria e delle sue relazioni di potere, espresse anche per mezzo di una determinata produzione visuale. Poiché le immagini partecipano alla costruzione della conoscenza geografica del mondo (Rose, 2001), qui vedremo come i dispositivi della colonialità, nelle sue forme di riproduzione contemporanee, continuano ad essere legati alla registrazione di immagini che compongono l’archivio della contemporaneità.