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VINCENZO MELLUSO

Non c'è forma che non si trasformi. Palermo, città come esperimento

Abstract

Non c’è forma che si trasformi. È una formulazione emblematica che ha dato slancio all’attività di studio e didattica che ha visto impegnati gli studenti del Laboratorio_5 nell’arco degli ultimi anni e che ha trovato nella struttura urbana di Palermo un significativo campo d’indagine progettuale. Si è voluto, infatti, orientare l’attenzione verso la realtà della città siciliana, in particolare in aree poste lungo i margini del suo centro storico, per affermare la necessità - ancora una volta - di una operazione decisa, capace di proseguire in quella ricca e articolata “metamorfosi”. Per secoli, infatti, Palermo ha registrato una sequenza di sovrapposizioni e inserimenti che hanno avuto la forza di fare dialogare il “vecchio” con il “nuovo”, il paesaggio con la città, attraverso azioni virtuose, attente interpreti delle istanze della modernità. Si è avviato quindi un’azione attraverso l’attività di progettazione del Laboratorio con la consapevolezza che questo rappresenta oggi, più che mai, un nodo disciplinare, politico, culturale e sociale di grandissima problematicità, spesso carico di pregiudizi di cui pensiamo di poter comprendere l’origine e le ragioni. Sappiamo, con grande chiarezza, che la discussione e il confronto fra architetti e istituzioni, in particolare quelle preposte alla tutela del patrimonio storico e ambientale, ha alimentato da decenni polemiche, a volte pretestuose. Il caso di Palermo rappresenta certamente la cartina di tornasole di un clima culturale che continua a segnare lo sviluppo spesso incerto e contraddittorio delle città italiane. L’obbiettivo quindi del Laboratorio è stato quello di proporsi come campo di azione per verificare modalità d’intervento misurate e attente, ma capaci di farsi interpreti dei nuovi bisogni.