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SEBASTIANO MANNIA

Il consumo del sacro. Feste lunghe di Sardegna quarant’anni dopo

Abstract

Quando nel 1971 Clara Gallini pubblica Il consumo del sacro. Feste lunghe di Sardegna, l’isola è interessata da profonde trasformazioni della struttura economica agropastorale tradizionale e, conseguentemente, del sistema socioculturale ad essa correlato. Le feste novenarie (istituzioni festive della durata di nove giorni) più importanti della Sardegna erano sottoposte anch’esse ad importanti cambiamenti, colti lucidamente dall’antropologa in un lavoro descrittivo e allo stesso tempo interpretativo che si declina come uno dei più significativi contributi dell’Antropologia culturale italiana. A distanza di quarant’anni dalla prima edizione de Il consumo del sacro, le “feste lunghe di Sardegna” sono mutate ulteriormente, poiché è mutata la struttura economica e sociale che ne regge l’ordinamento festivo. I santuari, un tempo contenitori esclusivi di devozione, penitenza, festa e relazioni sociali, rappresentano oggi lo spazio in cui tali elementi si sincretizzano con le manifestazioni folkloristiche promosse da Pro Loco, associazioni locali e Regione Sardegna, con l’obiettivo di far confluire i turisti nei luoghi di culto tradizionali. Altresì, nella struttura di queste feste è possibile intravedere ancora, di fatto, una forte componente simbolica e rituale di derivazione agropastorale, con numerose persistenze e specifici tratti costitutivi: le questue tra i pastori e nelle comunità devozionalmente confluenti al santuario, il pellegrinaggio, il consumo opulento di cibi, la dimensione religiosa mediano come nessi funzionali tra pratiche religiose (il sacro) e pratiche consumistiche (il profano) in un genere di festività caratteristico della Sardegna e dei suoi complessi e variegati calendari cerimoniali.