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SANDRO MANCINI

Quando recte consideratur de contractione, omnia sunt clara. Singolarità e finalità nel De docta ignorantia di Nicola Cusano

  • Autori: Mancini, S
  • Anno di pubblicazione: 2008
  • Tipologia: Articolo in rivista (Articolo in rivista)
  • Parole Chiave: Cusano - Dotta Ignoranza - contrazione
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/49891

Abstract

Muovendo da un confronto con la successiva e affine dialettica della contrazione formulata da Giordano Bruno, il saggi focalizza l’impianto teorico del De docta ignorantia (1440) di Nicola Cusano, mirando a delineare per questa via il nucleo teorico fondamentale dell’elaborazione cusaniana, gravitante intorno ai temi dell’unità del principio, della sua struttura trinitaria, e del suo dispiegarsi al di fuori di sé nella varietà della manifestazione. Il saggio propone la tesi della continuità e coerenza dell’itinerario cusaniano come rimodulazione continua del capolavoro del 1440, misurandosi con la posizione divergente di Hans Blumenberg, che in continuità con un diffuso orientamento storiografico ha asserito la discontinuità dell’itinerario speculativo cusaniano. A tal fine il saggio mostra come la teoria cusaniana della contrazione, oltre che per il suo orientamento intrinsecamente finalistico, si connoti essenzialmente per il suo carattere individuante, fondato sul potere proprio del Principio di dimensionalizzare, senza incrinare, la propria assoluta unità e infinità. Da questa indagine emerge come l’elaborazione cusaniana si dispoga quale insostituibile tramite tra il platonismo medievale e l’anima personalistica della modernità: da Eriugena a Cusano, fino a Leibniz, il Principio assoluto è semantizzato nella sua proprietà distributiva, in virtù della quale l’esplicarsi dell’Uno nel Tutto viene a connotare le figure come parti nell’intero, anziché come parti dell’intero: risulta così salvaguardata, nella teoria cusaniana della contrazione, sia l’originarietà della connessione sia la consistenza ontologica delle forme sostanziali. Infatti ogni espressione singolare dell’Uno-Tutto racchiude pertanto entro di sé, nello spazio interno della sua infrarelazionalità, tutte le altre manifestazioni del Principio, ma appunto limitatamente alla sua unica, irripetibile, capacità espressiva, al suo peculiare punto di vista sull’Uno-Tutto che si pone insieme come uno sguardo dell’Uno-Tutto. Così, se nell’Intelligenza divina (Nous), quale essenza delle essenze, è custodita ogni essenza singolare, coincidente con Dio stesso, nella dialettica contrattiva di explicatio e complicatio Dio è ancora in atto ogni cosa, ma solo restrittivamente, giacchél’Uno coincide, nella singola entità esplicata, con l’essere più proprio di questo ente individuale. L’infinito negativo che si contrae nella figura si rivela quindi come un infinito finiente, che imprime la propria assolutezza alle parti in cui si esprime nella sua libera contrazione. Da ultimo, l’attualizzazione della dialettica cusaniana è individuata nell’intenzione di mirare al dialogo tra i contrari, e non rinunciare a ritenere pensabile la coesistenza degli incompossibili, accolti nella loro singolarità, concependo così la relatività dei processi storici come l’altro lato della loro invisibile e irrelativa trama teleologica.