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MANUELA MILONE

Il Disegno per un'ipotesi: Villa Galletti Inguaggiato.

Abstract

Andrea Gigante è considerato, assieme al contemporaneo Giuseppe Venanzio Marvuglia, esponente di questo particolare momento di transizione. E’ in questi anni che si colloca l’apertura del Gigante verso le tematiche svolte dalla cultura antibarocca che si andava progressivamente imponendo. La Villa Galletti è l’opera su cui si sono dirette le osservazioni degli studiosi per un giudizio critico su Andrea Gigante architetto neoclassico, infatti si tratta di un manufatto che, inserito nella tradizione architettonica dell’edilizia nobiliare siciliana, mostra nell’insieme un profondo legame con le elaborazioni italiane ed europee. I tempi della redazione del progetto e della costruzione della villa da parte del Gigante possono essere individuati negli anni 1769-75; al tradizionalismo della struttura muraria della villa, un corpo a C caratterizzato dal nodo compositivo dello scalone realizzato all’interno della fabbrica, si aggrega il repertorio innovativo della decorazione a trofei sul prospetto; i riferimenti culturali, che gravitano nell’area francese, sono pervenuti attraverso l’Accademia francese di Roma e attraverso la diffusione delle pubblicazioni del Piranesi. Andrea Gigante, nella villa Galletti, lascia traccia della sua versatilità professionale, oscillante tra il ruolo di architetto e quello di vero e proprio decoratore. Notevoli affinità tra villa Galletti e villa Tasca ed ancora con il progetto della villa ed il disegno di un parterre attribuito al Gigante, per il palazzo dei principi di Partanna a Palermo, probabilmente da identificare con un palazzo esistente a piazza Marina distrutto nell’ultima guerra. Di impostazione chiusa e serrata, è più legata alla stesura del palazzo cittadino, che non all’impianto aperto delle costruzioni villerecce caratteristiche dell’agro palermitano. Questa villa forse è la prima del ciclo barocco che con le precedenti mostra una profonda frattura, sia come impostazione che come concezione. Alle curve fluttuanti e dinamiche, alla grandiosità della impostazione planimetrica, alla scenografia dello scalone esterno che tanto peso ebbe nelle intenzioni formali dei prospetti, si oppone qui una composizione lineare e serena, potremmo dire forse una modesta costruzione ad un piano con una severa scala interna ed un cortile. E’ probabile che Gigante abbia voluto farne, più che una residenza di campagna, una palazzina di caccia e che in seguito sia stata ampliata dai proprietari stessi; di sicuro traspare quel carattere di palazzotto di città con quegli stessi attributi riscontrabili nell’ambito cittadino. Dato lo stato di forte degrado oltre che ad un ipotesi ricostruttiva del corpo basso, si è proceduto con delle visualizzazioni rendering, raggiungendo un grado notevole di possibile configurazione originaria.