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DANIELA MOTTA

Carino: homo omnium contaminatissimus o bene agens erga Christianos?

Abstract

S. Mazzarino leggeva l’ostilità della Historia Augusta verso Carino in parallelo all’attestazione della Passio Cantiorum relativa al cristianesimo dell’imperatore, interpretando i due testi come riflesso della rivalità fra il gruppo paganeggiante dei Nicomachi–Simmachi e quello cristiano dei Probi–Anicii agli inizi del V secolo. Tuttavia, la datazione più tarda della Passio, evidenziata in studi successivi, esclude una concomitanza cronologica fra i due testi. A partire da tali premesse, in questo saggio viene riesaminata nel suo complesso la tradizione storiografica e agiografica su Carino. In particolare, sul versante storiografico il raffronto fra filone greco, con specifico riguardo a Eunapio di Sardi, e filone latino, fa emergere come la rappresentazione deformante di Carino accomuni questi testi e affondi le sue radici nella propaganda dioclezianea. L’apporto della tradizione agiografica, che capovolge lo stereotipo negativo di Carino facendone un cristiano, si inserisce in questo quadro di analisi ed è a sua volta da leggere nella prospettiva della contrapposizione a Diocleziano. Accanto alla Passio Cantiorum vengono ripercorse altre testimonianze agiografiche relative a Carino cristiano, la Passio Sebastiani e il dossier sui SS. Cosma e Damiano; da un filone sui santi anargiri attinge Malala, il quale dunque segue la tradizione agiografica piuttosto che quella storiografica su Carino.