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MARCELLA LA MONICA

Alberto Burri dalla pittura all’architettura

Abstract

Alberto Burri a partire dagli esordi dipinge, da autodidatta, le sue prime opere paesaggistiche per poi dirigersi in maniera unica verso l’arte informale. Egli oscilla tra la figuratività e l’informe senza ripudiare mai la prima ma ispirandosi sempre alla forma ed allo spazio. Questi ultimi si fanno materia, colore, geometria, ordine ed istintivo equilibrio compositivo, elementi che risentono per alcuni aspetti della tradizione e per altri delle preziose innovazioni. Burri sperimenta plurimi materiali e tecniche fino a raggiungere lo stato di taedium, che supera grazie ad una frequente ricerca provocata dall’ansia della creatività. Esegue molteplici serie e cicli che si caratterizzano per gli aspetti formali, ovvero per i contrapposti cromatici particolarmente cangianti e per i rapporti spaziali, ed in taluni casi per quelli concettuali. La prima fase della sua plurima e complessa produzione è contraddistinta da una forte componente angosciante e drammatica che si può rintracciare in Sacchi, opera che segna una frattura con il passato. Dopo questo momento torna a creare mosso da uno spirito profondamente differente che lo spinge a sperimentare oltre alla bidimensionalità pittorica anche la tridimensionalità tipica della scultura e dell'architettura. È il Grande Cretto, sito presso Gibellina Nuova in Sicilia, espressione di una seconda fase creativa fortemente tragica dell'artista, monumento dall'alto valore commemorativo e dal significato profondo, opera di Land Art, può essere considerato come un emblematico esempio di Total Art, dal momento che sembra una grande pittura che si fa scultura, architettura e non da ultimo, integrandosi nel paesaggio, urbanistica.