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MARCELLA LA MONICA

Dal "Panopticon" di Bentham a modelli parzialmente panottici. Prigioni tra Settecento e Ottocento

Abstract

Lo studio prende in esame il Panopticon di Jeremy Bentham, edito nel 1791: in esso l’autore propone un nuovo modello di prigione a pianta circolare e con la torre del sorvegliante. Il recluso è soggetto ad una perenne vigilanza senza sapere se, in effetti, in quel momento è osservato. Così prendendo le mosse dall’analisi sempre attuale del filosofo e storico del XX secolo M. Foucault si riesamina l’opera benthamiana, lumeggiandone gli elementi critici. Infatti, il Panopticon è incentrato fondamentalmente sul principio della visibilità, giacché il potere è visibile ed incontrollabile. Inoltre, esso è pensato sia per i condannati che per tutti coloro che sono soggetti a forme di controllo come i pazzi, gli ammalati, gli operai e gli studenti. L’attualità delle idee benthamiane è straordinaria, tant’è che studi recenti parlano di un Panopticon elettronico, facendo riferimento alla società dell’informazione, considerata come una piattaforma tecnologica per l’avvio di odierne forme di potere. In ogni caso, a partire dalla stampa del Panopticon e nonostante alcune critiche anche da parte di architetti, tecnici ed amministratori, si ha una larga diffussione: infatti, si propagano modelli parzialmente panottici sia in Europa che in America nell’Ottocento. Per tale ragione, si sono scelti variegati esemplari architettonici particolarmente incisivi, prendendo le mosse dalla Petite Roquette e dal carcere di Mazas a Parigi, dalla prigione dell’Ucciardone a Palermo, dal penitenziario di Cherry Hill a Filadelfia fino a quello di Pentonville in Inghilterra.