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GIOVANNI INGARAO

Se a grandi ingiustizie corrispondono grandi punizioni. Alcune riflessioni sul lessico della sanzione divina in Erodoto

Abstract

In uno dei passi più rilevanti dell’opera Serse annuncia ai notabili persiani di voler conquistare la Grecia. L’attacco, secondo il ‘νόμος espansionistico’ inaugurato dai suoi predecessori, porterà non solo gloria all’impero persiano ma permetterà inoltre di conquistare una terra fertile e di ottenere finalmente “ἅμα τιμωρίην τε καὶ τίσιν”. Gli Ateniesi, che per primi hanno intrapreso azioni ingiuste contro la Persia, pagheranno per ciò che hanno fatto. Come rendere l’ideale retributivo espresso da questi due vocaboli utilizzati insieme? Esiste per lo storico di Alicarnasso una chiara distinzione tra un atto punitivo e uno meramente ritorsivo? Lo studio delle forme di causalità presenti nelle Storie, e nel dettaglio della punizione religiosa, induce ad interrogarsi sul lessico della sanzione divina in Erodoto. Τίσις e τιμωρίη sono nelle Storie tra i termini che vengono maggiormente utilizzati per indicare una pena sovrannaturale che colpisce chi viola le norme morali e religiose accettate dalla comunità. L’analisi dei passi in cui questi due vocaboli - e i termini ad essi apparentati - paiono riferibili a forme di influenza divina nelle vicende umane può contribuire a chiarire i meccanismi della sanzione sovrannaturale nelle Storie, ad abbracciare la Weltanschauung dell’autore, e ad addentrarsi nella temperie culturale dell’epoca.