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TERESA CILONA

Agrigento e le sue periferie

Abstract

Agrigento, nota come la città dell’edilizia incontrollata e dell’abusivismo, considerata come una delle “teste di ponte” delle relazioni tra l’Italia, le coste africane e quelle medio orientali, si è sviluppata, purtroppo, senza seguire un disegno, una forma, un modello riconoscibile. L’espansione della città a seguito della frana del 19 luglio 1966(che ha determinato il trasferimento degli abitanti sinistrati da Agrigento a Villaseta), è avvenuta a partire dagli anni settanta, secondo due direttrici; una a nord del centro urbano, con la nascita di quartieri periferici privi di una propria identità e attrattività, come Fontanelle, San Michele(nella zona industriale), San Giusippuzzu; l’altra verso sud-est, dal Villaggio Mosè al mare(San Leone). I processi di urbanizzazione, frammentari e disorganici, hanno determinato l’odierno assetto urbanistico della città, o per meglio dire l’attuale “disordine urbanistico”. Particolarmente interessante il quartiere satellite di Villaseta, sito a sud-ovest del centro di Agrigento, che per le sue caratteristiche geografiche e di risorse del territorio, è un luogo strategico per la città, nonostante si registrino fenomeni di degrado e di emarginazione sociale.