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MAURIZIO CARTA

LA CITTÀ DELLE COMUNITÀ DEL NEOANTROPOCENE : cambiamenti climatici, nuova urbanistica e civismo politico

Abstract

La pandemia sanitaria si è aggrovigliata con la crisi ambientale e con quella economica, generando una drammatica condizione “sindemica” cioè l’aggregazione di più epidemie simultanee in una popolazione con diversi gradi di fragilità che aggravano l’onere della malattia. La Covid-19, infatti, è una malattia delle diseguaglianze, che colpisce maggiormente le persone svantaggiate, con redditi bassi e socialmente escluse o affette da malattie croniche, spesso prodotte dall’inquinamento, dovute a fenomeni che richiedono nuove politiche pubbliche per le città relative ad ambiente, salute, istruzione e abitare, e non solo risposte epidemiologiche. Siamo, infatti, alla fase apicale di una crisi pandemica che si diffonde dagli anni Sessanta del XX secolo, quando esplosero le contraddizioni del capitalismo predatorio prodotto dalla rivoluzione industriale e iniziò a diffondersi – lentamente e con numerosi oppositori – la consapevolezza che il modello di sviluppo occidentale guidato esclusivamente dall’euforia dei consumi producesse diseguaglianze sociali, impoverimento culturale e consumo di risorse fisiche oltre i limiti del pianeta4. Giunti all’apice, la ormai evidente crisi ecologica ci impone di rivedere in maniera radicale il modello di sviluppo, partendo da quello occidentale ma coinvolgendo necessariamente tutto il pianeta con diverse intensità e responsabilità, attuando nuove politiche per un futuro più sostenibile a partire dal diverso presente, cioè dalle azioni che possiamo mettere in campo fin da subito perché non sia troppo tardi.