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ELENA CARRA

L'Embriologia della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) in ambito forense

Abstract

L’EMBRIOLOGIA DELLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA (PMA) IN AMBITO FORENSE CARRA ELENA Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche Chimiche e Farmaceutiche,Università di Palermo Su incarico dell’Autorità Giudiziaria viene eseguita analisi genetica su embrione umano degenerato e ricostruzione del percorso dei gameti di pazienti sottoposti a PMA presso 4 centri di biologia della riproduzione per evidenziare eventuali irregolarità significative ai sensi della normativa vigente. Trattasi delle prime indagini commissionate sul territorio Nazionale che vedono impegnato il biologo forense in uno dei settori di frontiera della medicina della riproduzione. Con il pronunciamento della Consulta nel maggio 2009 l’impianto della L.nr.40/2004 non è cambiato. Si possono creare embrioni solo a fini di procreazione e restano i divieti alla loro crioconservazione, soppressione ed alla selezione a fini eugenetici. Veniva dichiarato che l’embrione umano criopreservato e scongelato era compromesso in maniera irreversibile nello sviluppo: scopo dell’indagine era quello di accertarne la riconducibilità a specifica coppia di coniugi. Tramite microscopia venivano individuati alcuni particolati, al punto che la presenza dell’embrione - all’interno della paillette - veniva posta in discussione. Preliminarmente, ci si avvaleva di modello biologico animale per valutare fino a che punto il livello di degenerazione cellulare ne potesse impedire il riconoscimento. I risultati indicavano che per le uova di riccio di mare dopo 8 giorni non era più possibile il riconoscimento morfologico, mentre, per gli embrioni alcune caratteristiche cellulari potevano essere apprezzabili anche a 20 giorni tranne che si induceva il processo di lisi. Il caso assumeva aspetti di particolare rilievo, perché non poteva essere escluso che il contenuto della paillette fosse stato costituito da ovocita degenerato (e non da embrione) e, conseguentemente, non fosse evidenziabile alla microscopia; tuttavia, la dimostrazione di ciò -semplice in linea teorica- era vanificata dalla degradazione cellulare associata all’esiguo contenuto del DNA (1 ovocita) rappresentando la condizione sperimentale idonea alla genesi di profili allelici instabili. La modalità adottata per il recupero del contenuto della paillette ( assorbimento su carta Whatman 3MM e suddivisione del campione in 7 parti per garantirne la riproducibilità sperimentale), nonché, la calibrazione delle cinetiche di amplificazione per DNA Low Copy Number , ha contribuito alla tipizzazione del DNA ed alla verifica che i particolati osservati erano attribuibili a matrice cellulare embrionale degenerata. L’analisi a campione su schede biologiche, cartelle cliniche, registri IVF, ecc.. unita all’informatizzazione di singoli riscontri per tipologia di scheda (data pick up, donna, uomo, ovociti totali, tecnica, ovociti maturi, seme, embrioni, ovociti scartati, embrioni scartati, ovociti congelati, embrioni congelati, embrioni trasferiti, medico, biologo, analisi, note) ha consentito la ricostruzione di percorso commissionata evidenziando il modus operandi dei sanitari in violazione degli artt.13 e 14 L.nr. 40/2004 cit.