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ELENA CARRA

Determinazione del tempo di permanenza in acqua in base allo sviluppo di mitili impiantatisi su cadavere scheletrizzato e saponificato

  • Autori: Milone, L; Procaccianti, S; Grillo, M; Salerno, B; Carra, E
  • Anno di pubblicazione: 2010
  • Tipologia: eedings
  • Parole Chiave: tempo di permanenza in acqua; cadavere scheletrizzato
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/58960

Abstract

C10) DETERMINAZIONE DEL TEMPO DI PERMANENZA IN ACQUA IN BASE ALLO SVILUPPO DI MITILI IMPIANTATISI SU CADAVERE SCHELETRIZZATO E SAPONIFICATO L. Milone (*) – S. Procaccianti (*) – M. Grillo (*) – B. Salerno (**) - E. Carra (**) (*) Dipartimento Di Biopatologia E Biotecnologie Mediche E Forensi – Sezione Di Medicina Legale – Liviomilone@Virgilio.It - (**) Dipartimento Di Biologia Cellulare E Dello Sviluppo – Universita’ Degli Studi Di Palermo Introduzione: La valutazione tanatocronologica di cadaveri in avanzato stato di putrefazione, dovuto alla lunga permanenza in acqua salata, pone non pochi problemi al patologo forense che deve risalire all’epoca del decesso, che spesso viene indicata soltanto in termini approssimativi non avendosi precisi indici di riferimento. Tuttavia, raramente, alcune indicazioni utili possono provenire proprio dalla fauna marina ritrovata in prossimità o addosso al cadavere. Materiali e metodi: In data 26/3/2XXX veniva rinvenuto su una scogliera nei pressi di Trapani, normalmente coperta dal mare durante l’alta marea, un cadavere parzialmente scheletrizzato con diffusi fenomeni di macerazione e saponificazione, con abbondante impianto di mitili. Il primo esame del cadavere consentiva, considerata anche la permanenza del cadavere in acque profonde e le basse temperature stagionali, di datare l’epoca del decesso del cadavere ad almeno 6 – 12 mesi prima del suo ritrovamento. Al fine di una valutazione temporale più precisa, tuttavia, gli Autori hanno considerato il ciclo di sviluppo e accrescimento delle colonie di Mytilus (cozze) ritrovate adese al cadavere: in particolare, si sono soffermati sul ciclo di riproduzione delle stesse, sull’epoca della loro maturità sessuale (che avviene circa 6 – 8 mesi dopo il fissaggio, quando raggiungono le dimensioni di 13 – 15 mm) e sulle modalità di fecondazione e rilascio delle larve. Risultati: Attraverso un approccio sperimentale biologico-forense, utilizzato allo scopo di stabilire il periodo di permanenza del cadavere del caso in specie in ambiente marino entro un ragionevole arco temporale, gli Autori hanno valutato il periodo di impianto dei molluschi su di esso, analizzando le caratteristiche intrinseche dell’accrescimento delle colonie di mitili sul territorio siciliano: in tal modo è stato possibile retrodatare il tempo di permanenza in acqua ad almeno 16-20 mesi prima del suo ritrovamento. Conclusioni: In caso di cadaveri a lungo soggiornanti in ambiente marino, l’eventuale sviluppo di colonie di molluschi che colonizzino i resti scheletrici può costituire un valido indicatore biologico del tempo di permanenza in acqua, consentendo una valutazione tanatocronologica più accurata rispetto a quella desunta dalla semplice analisi delle condizioni di degrado putrefattivo del cadavere.