Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

MARIA ESMERALDA BUCALO

I volti della libertà di manifestazione del pensiero nell'era digitale: fra intermediari online, moderazione dei contenuti e regolazione

Abstract

La libertà di manifestazione del pensiero mostra da sempre la molteplicità dei suoi volti. Già nei primi anni di vigenza della Costituzione, gli studiosi individuarono due dei suoi “volti”: quello che ne esaltava la natura eminentemente “liberale” e quello che invece individuava il suo essere un diritto “funzionale” alla democratizzazione del nuovo sistema costituzionale. Con l’affermazione dei nuovi strumenti di comunicazione di massa, il principio del pluralismo dei mezzi di informazione contribuisce all’individuazione di un nuovo volto di questa libertà, divenendo un “imperativo costituzionale”, in grado di dar voce al maggior numero di opinioni possibile e consentire la formazione di opinioni davvero consapevoli. Proprio questo aspetto si incrina con l’avvento di Internet quale mezzo di comunicazione, ben lontano dall’essere un nuovo free marketplace of ideas, ma anzi strutturato in modo fortemente oligopolistico: pochissimi Gatekeepers, società di diritto privato, svolgono oggi funzioni pubblicistiche, prima fra tutte la moderazione dei contenuti, divenendo così arbitri indiscussi della libertà di manifestazione del pensiero, il cui bilanciamento con altri diritti nelle società democratiche è assegnato normalmente agli organi dello Stato. Questo nuovo volto della libertà di espressione, mai conosciuto in precedenza, dà risalto ai rischi di possibili violazioni. In questo scenario recentemente gli Stati e, in prima battuta, l’Unione Europea sembrano voler trovare formule, che consentano loro di riguadagnare terreno nel campo di battaglia lasciato libero in favore delle piattaforme e che sono individuate nella tutela giurisdizionale ed in una regolazione “di nuova generazione”.