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IGNAZIO BUTTITTA

Dal concetto all’artefatto. Frammentarie considerazioni sulle origini e sulle ragioni dell’arte preistorica

Abstract

La realizzazione consapevole di manufatti litici, a dispetto di coloro che hanno voluto attribuire esclusivamente a Homo sapiens tale abilità, è attività già sistematicamente praticata, e non senza virtuosismi, dall’assai più antico e “primitivo” Homo erectus, oltre che essere un radicato patrimonio dei Neanderthaliani, specie vissuta per millenni in contemporanea con i Sapiens e con questi certamente entrata in contatto. Tra le più antiche manifatture complesse, documentate in Europa, in Africa, in Asia, si segnalano le amigdale: artefatti bifacciali i cui più antichi esemplari a noi noti risalgono a oltre 1,5 milioni di anni fa e i più recenti a circa 130.000. Sono dunque la manipolazione e la lavorazione consapevoli della materia (a fianco della pietra dovettero certo essere lavorati materiali deperibili come il legno, la pelle, l’osso) finalizzate al raggiungimento di un obiettivo, attitudini pre-umane (dove per “umano” si intende proprio di Homo sapiens) e che anzi, potrebbero dirsi, espressione di umanità. La manipolazione e soprattutto la lavorazione della materia, infatti, presuppongono e al contempo sviluppano la capacità previsionale, poiché ogni prodotto culturale prima di essere realizzato deve essere desiderato e immaginato.