Cosa può dirci l’antico. Spazi, forme e funzioni dei pellegrinaggi cristiani “minori”
- Autori: Buttitta, I
- Anno di pubblicazione: 2016
- Tipologia: Articolo in rivista (Articolo in rivista)
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/224832
Abstract
In questa sede si pone attenzione, osservando alcuni pellegrinaggi cristiani definibili come “minori”, ad alcune questioni relative alle relazioni tra ambiente, società e luoghi sacri, alle funzioni rivestite dall’itinerario pellegrinale in rapporto alla diversa composizione delle “comunità di pellegrinaggio” e alle ragioni “religiose” che hanno potuto sostenere la continuità di frequentazione dei luoghi di culto e il reiterarsi di certe pratiche rituali. Nonostante le trasformazioni socio-culturali, il mutare delle aspettative esistenziali dei fedeli, dei sistemi di produzione, dei regimi alimentari, della consistenza demografica, il pellegrinaggio resta, infatti, un istituto religioso diffuso in vaste aree d’Europa e non solo che presenta una notevole stabilità morfologica e funzionale. Non esistono spiegazioni capaci di dare complessivamente ragione di questo fenomeno. Per quanto attiene le aree periferiche e economicamente depresse può osservarsi che alle condizioni di precarietà esistenziale proprie delle comunità rurali, ai disordini del corpo e della psiche, costanti antropologiche ierogene e ierolatriche, si aggiungono oggi le crisi esistenziali e il disagio del vivere generato dalla disarticolazione del sistema di regole e valori proposto dalle società tradizionali. A questa drammatica condizione le comunità rispondono secondo un linguaggio antico e noto, ri-cercando certezze e riferimenti, un ordine e un senso, in simboli “memoriali”. Si può pertanto affermare che tra le ragioni della persistenza dei pellegrinaggi vi è anche il loro “potere” di dare soddisfacimento a istanze di ordine psicologico e sociale, proponendo “secondo tradizione” soluzioni complessive e totalizzanti ai problemi, talora contraddittori, esperiti nella prassi. D’altra parte alla forza iterativa delle strutture formali dei riti, alla “forza della tradizione”, alla radicata tendenza da parte delle società a conservare e tramandare quanto si dimostri di provata efficacia, si è aggiunta oggi, con maggior forza che nel passato, la precisa scelta delle singole comunità di riconoscersi e affermarsi attraverso la ripetizione delle tradizioni religiose, collettive e performative, percepite come momenti fondanti della propria appartenenza sociale e culturale.