Dalla “libertà da” alla “libertà di”. Il pensiero contemporaneo al femminile nella ridefinizione dei confini dell’empatizzare, del pensare, del disgusto e della vergogna
- Autori: Bartholini, IM
- Anno di pubblicazione: 2012
- Tipologia: Articolo in rivista (Articolo in rivista)
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/73147
Abstract
Descrivere qual è il contributo del femminile alla riflessione contemporanea significa fare i conti con un pensiero di “genere” che accoglie il passaggio dalla “libertà da” come libertà negativa alla “libertà di” come libertà di empatizzare (1), di giudicare e volere autonomamente (2), di porre a fondamento del suo stesso essere persona plurale la capacità di provare disgusto e vergogna al di fuori di ogni pensiero dominante (3). In questo processo triadico, ascrivibile nella sua genesi ad Edith Stein (l'empatizzate), Hannah Arendt (il pensare e il volere con l'autonomia del paria) e Martha Nussmaum (il perdonare)si definisce la possibilità/capacità della donna di realizzare quella discontinuità con il passato che rende possibile la “libertà di” esserci, qui ed ora, consapevolmente, interpretando e orientando il presente attraverso le proprie peculiarità riflessive e culturali.