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IGNAZIA MARIA BARTHOLINI

Il cibo come mezzo per una convivenza ostipitale. Gli equilibri fragili del cotto e del crudo fra migranti e popolazione autoctona in un mercato di Palermo

Abstract

In questo articolo le ricercatrici riesaminano il concetto di ostipilità (Derrida, 2000) alla luce della cultura materiale, del cibo e delle pratiche alimentari connesse, per analizzare i collegamenti tra cibo, appartenenza e commensalità. L’osservazione partecipante e le interviste semi-strutturate di questa ricerca hanno permesso di segnare i confini del mercato di Ballarò, di individuare le tipologie di attività commerciale, fondate sul “cotto” e/o sul “crudo”, che contraddistinguono le diverse aree di mercato, come pure le forme di “convivenza armata” in atto fra autoctoni e migranti. Se il cibo cotto è ospitale a determinate condizioni, il cibo crudo ha maggiori probabilità di stabilire ostipitalità durevole oltre che condizionata. E poiché a Ballarò gli esercizi commerciali del crudo sono più numerosi, essi costituiscono comunque un freno alla delocalizzazione degli ipermercati e a ciò che Karl Polanyi (1944) e Anthony Giddens (1991) indicavano come la disembedding delle popolazioni urbane.