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IGNAZIA MARIA BARTHOLINI

Donne autrici o vittime di reato? Un’indagine sull’efficacia delle misure alternative nei percorsi di recupero delle detenute nel contesto agrigentino

Abstract

Nel senso comune la pena detentiva è considerata un elemento inevitabile della società contemporanea. Essa continua ad essere percepita nell’immaginario collettivo come uno strumento di segregazione per coloro che sono riconosciuti colpevoli di particolari reati. I principi classici della prontezza, proporzionalità, infallibilità e dolcezza della pena non si identificano oggi esclusivamente con un edificio – la prigione – ma, sempre più di frequente, con strumenti alternativi e più efficaci per il recupero e la risocializzazione del soggetto. Proprio in questi decenni in cui l’intreccio fra povertà, penalità ed esclusione sociale diviene sempre più evidente, l’afflizione a cui il singolo è sottoposto coinvolge il sistema sociale e la sua inabilità nell’includere i soggetti più vulnerabili. Perciò, a quarant’anni dalla riforma penale, in un’ottica di reinserimento e risocializzazione, le più tradizionali risposte retributive sono sostituite da interventi di conciliazione e di tipo riparativo. Il tema che viene analizzato riguarda l’efficacia delle misure alternative alla detenzione concesse alle donne condannate quale strumento di inclusione e di ridefinizione delle relazioni con la comunità, nel superamento dei limiti delle ossessioni securitarie che talvolta provengono da taluni ambienti sociali come quello – analizzato – del contesto agrigentino. Ciò ha presupposto, da un lato, una lettura del dettato normativo di riferimento e della letteratura sociologica concernente la criminalità femminile e, dall’altro, un’analisi complessiva della condizione femminile all’interno degli istituti di pena, attraverso l’analisi degli ultimi dati forniti dall’Istat sulla attuale situazione delle carceri. Per evidenziare, in ultimo, l’utilità delle misure alternative alla detenzione, è stata svolta una ricerca sulla loro efficacia attraverso l’analisi dei percorsi di recupero predisposti dall’U.E.P.E. di Agrigento per le donne detenute all’interno di un contesto sociale che ne fa delle vittime piuttosto che delle autrici consapevoli di reato. Tutto ciò ha consentito una valutazione, sia pure parziale per l’inevitabile limite prospettico che un case study porta con sé, dell’efficacia di tali misure.