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IGNAZIA MARIA BARTHOLINI

Violenza di prossimità. La vittima, il carnefice, lo spettatore e il "grande occhio"

Abstract

Il volume trova il suo incipit nella constatazione di come, rispetto al passato, la violenza di genere non è rivolta a donne estranee al contesto dei propri carnefici, bensì alle stesse partner – alle donne quindi più prossime ‒ con cui essi condividono una relazione di intimità. L’autrice indica tale violenza, con una scelta terminologica di campo, come “ “violenza di prossimità” per sottolineare come essa venga agita dal “più vicino nella reciproca referenza”. Essa è autosufficiente (1), autoimmune (2) ed escludente il conflitto (3). Si innesta in un contesto oppressivo e rituale, costituendo “quindi” l’asse portante della relazione e definendo pur nella varietà delle modalità – fisiche, psicologiche e simboliche in cui si manifesta ‒ le reciproche identità di ruolo dei partecipanti all’interazione violenta. Secondo l’autrice la violenza di prossimità può realizzarsi solo se il rituale, al pari della messa in scena di uno spettacolo, prevede degli spettatori sia diretti (figli e parenti coinvolti) che indiretti (amici, vicini di casa, colleghi di lavoro). Costoro assumono una funzione cruciale per la stessa replica della performance violenta, consentendo l’acquisizione da parte dei soggetti coinvolti nella performance drammaturgica di ruoli che conferenti quelle identità che nella vita pubblica erano venute a mancare. Ignazia Bartholini percorre alcune delle principali articolazioni teoriche del dibattito contemporaneo concernenti la violenza di prossimità e le pone a confronto con l’esperienza e il vissuto di donne siciliane vittime “esse stesse” di violenza. La ricerca qualitativa che fa da contraltare all’articolazione teorica del volume si compone interviste narrative ad un campione di donne vittime di violenza che l’autrice ha intervistato in alcuni centri di ascolto e residenze protette della Sicilia occidentale. Gli ultimi due capitoli, rispettivamente di Roberta T. Di Rosa e Francesca Rizzuto, affrontano i temi della violenza sulle donne migranti l’una, e del ruolo della stampa l’altra, contribuendo efficacemente a definire gli ambiti ulteriori della ricerca.