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EMILIO BADALAMENTI

Il ruolo del fico d’india nei processi di recupero spontaneo della vegetazione arborea in aree a rischio di desertificazione della Sicilia

  • Autori: da Silveira Bueno R., Badalamenti E., Russo M., Sala G., La Mantia T.
  • Anno di pubblicazione: 2019
  • Tipologia: Abstract in atti di convegno pubblicato in volume
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/384229

Abstract

In aree sensibili al rischio di desertificazione, individuare modalità appropriate per favorire il recupero delle dinamiche evolutive naturali, e la ricostituzione di ecosistemi e cenosi forestali in equilibrio con le condizioni macroclimatiche, è di estrema importanza. A seguito dell’intenso sfruttamento antropico dei secoli passati, infatti, vaste aree interne e marginali del Mediterraneo si presentano ormai del tutto prive di copertura forestale, sono fortemente suscettibili all’innesco di diffusi processi erosivi e sono interessate da dinamiche vegetazionali regressive. Per valutare il possibile ruolo ecologico giocato dal fico d’india (Opuntia ficus-indica (L.) Mill.) nel promuovere dinamiche evolutive della vegetazione, sono state condotte indagini di campo in aree collinari interne della Sicilia centrale. In tre diverse aree soggette a coltivazione estensiva di fico d’india, sono state valutate, all’interno delle file coltivate, la presenza e lo sviluppo (altezza e diametro) di specie spontanee di habitat preforestali e forestali. Sono stati osservati rilevanti processi di rinnovazione naturale in corrispondenza degli individui di fico d’india indagati, inclusi numerosi individui di roverella (Quercus pubescens Willd. s.l.). Tali risultati indicano che il principale fattore ecologico limitante in queste aree non è tanto la disponibilità di seme e di idonei vettori di dispersione, quanto piuttosto la severità delle condizioni ambientali, soprattutto in termini di disponibilità idrica nel suolo. In questo senso, appare determinante il ruolo del fico d’india, sia nel migliorare sensibilmente le condizioni microclimatiche dei siti di crescita, sia nel fornire protezione dagli erbivori ai semenzali ed ai giovani individui. Le diverse caratteristiche climatiche ed edafiche delle tre stazioni sono state considerate per spiegare le differenze nei processi e nella vegetazione osservati. Sono state infine formulate delle ipotesi sulla possibile gestione di questi piccoli nuclei di vegetazione evoluta e ormai stabilmente insediata, così da favorirne la diffusione su aree più ampie e ricostituire veri e propri sistemi forestali.