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CLELIA BARTOLI

«Aquí se funda un país».Viaggio nella rivolta del Cile (2019-2020)

Abstract

Lo scritto prende le mosse dalla rivolta scoppiata in Cile alla metà di ottobre 2019, di cui l'autrice è stata testimone diretta. Una amplissima sollevazione popolare che ha colto molti di sorpresa. La lunga striscia di terra tra le Ande e il Pacifico era considerata la regione più florida e quieta dell’America latina. Si dichiarava la più europea, dando all’aggettivo il valore di un vanto. Pochi annusavano quello che stava per accadere. Eppure è bastato l’aumento di pochi spiccioli del biglietto della metropolitana a risvegliare da un ingannevole letargo un malessere profondo e diffuso. La rabbia è così esplosa. Ma nel giro di breve tempo l’urlo si è tradotto in voce ed è riecheggiata, dal nord al sud, la domanda di un radicale ripensamento del Paese. A seguito delle incalzanti e massive manifestazioni – dopo solo un mese – il Congresso si è dichiarato disponibile all’avvio di una nuova stagione costituente, se l’esito di un plebiscito avesse confermato che questa era la volontà popolare. L’elargizione del palazzo alle piazze non è bastata a placare la mobilitazione, né le repressioni hanno avuto battute d'arresto. Il dibattito sulle forme e i modi del processo costituente si è imposto nell’agenda politica, così come tra i discorsi della gente comune. La votazione sarebbe dovuta avvenire il 26 aprile 2020, ma il diffondersi della pandemia da Covid19 anche in America Latina ha fatto slittare il plebiscito a ottobre 2020 e ha interrotto il movimento nelle strade. La partecipazione si è tradotta in altre forme e per certi versi si è sedata. Il libro si configura come un etnografia giuridica resa nella forma del saggio narrativo. Il testo oscilla tra la descrizione di eventi visibili, quali i tafferugli per le strade di Santiago, all’investigazione dei tumulti interiori che scuotono l’intimo di ciascuno quando lo status quo vacilla. Quanto stava avvenendo in Cile si è, infatti, inaspettatamente configurato come una immersione nel reale di sofisticati problemi giusfilosofici: si trattava di un’incarnazione vera e propria del dibattito teorico sulla dialettica tra poteri costituiti e potere costituente; sullo stato di eccezione; sulla legittimazione di un ordinamento costituzionale; sulla linea di demarcazione tra ordine vigente, tumulto, rivolta e rivoluzione; sul confronto tra modelli socio-giuridici alternativi quale quello statualista dei colonizzatori europei e quelli operanti nelle comunità indigene prima della conquista.