Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

Successo per la presentazione del libro "Il dialetto nella canzone italiana negli ultimi venti anni”

17-giu-2014

Ascolta

sottile e dottorandi

Tra scaffali ricolmi di libri, sedie e scrivanie si sono fatti spazio musicisti, giovani e meno giovani, noti e meno noti, accomunati da un'unica passione: quella di scrivere i testi delle loro canzoni in dialetto.

Così, l'oggetto di studio del prof.Roberto Sottile è diventato il soggetto che ha animato la presentazione del suo libro, “Il dialetto nella canzone italiana negli ultimi venti anni”(Aracne Editrice), di cui si è parlato martedì pomeriggio durante il nuovo appuntamento di “Un libro in biblioteca.”

Il ciclo di seminari, che ha preso avvio nel mese di marzo, propone periodicamente la presentazione di libri sulla linguistica e sulla storia della letteratura, per l'occasione illustrati al pubblico dagli studenti del dottorato in “Studi letterari, filologici e linguistici”. Così martedì pomeriggio, il prof.Sottile è stato affiancato dai dottorandi Angela Castiglione e Liborio Barbarino. La prima ha riflettuto sul fatto che, grazie a questo lavoro, sono state create delle reti che hanno messo in connessione diversi artisti, diverse esperienze e anche diverse parti della Sicilia. Inoltre il volume,seppur specialistico e dedicato allo studio della dialettogolia siciliana, appare fruibile ad un pubblico molto vasto. Barbarino,invece, ha riportato alcuni esempi (studiati dal prof. Sottile) sulle funzioni che può avere una canzone dialettale, come “Vucciria” di Francesco Giunta. Nel testo l'artista spiega come sia errato credere che il nome del mercato storico di Palermo indichi la confusione, poiché il suo reale significato è da ricollegare alla presenza nel luogo, molti anni addietro, di diverse macellerie.

Dopo altri esempi, come l'utilizzo frequente di nomi di luoghi ben precisi, di strade o di paesi e città, si è passati alla seconda parte della presentazione del libro dove l'autore ha voluto dar voce a chi, ancora oggi e in maniera sempre più vitale, sceglie il siciliano come lingua privilegiata per la composizione di propri testi da musicare.

Ad aprire e chiudere un concerto unico nel suo genere (e che ha portato nella sala lettura della nuova Biblioteca del Dipartimento di Scienze Umanistiche anche nomi famosi nel panorama musicale sia locale che nazionale) è stato Francesco Giunta. Dopo la sua esibizione hanno preso microfoni, chitarre, percussioni,fisarmoniche e tamburi gli artistiEzio Noto (accompagnato, tra gli altri, dal noto percussionista Mario Vasile), Peppe Qbeta, Malanova, Vorianova, Moffo Schimmenti e Giovanni Cannatella.

Una sala gremita si è intrattenuta fino all’ultimo brano, per poter constatare come la canzone dialettale sia viva, con testi interessanti e poetici che spaziano da tematiche di impegno civile a quelle di ricordo delle tradizioni del passato.

Inoltre, durante la presentazione è stato evidenziato come la canzone dialettale moderna, in continuità con quella del passato, mette spesso in primo piano la subalternità e la condizione disagiata della classe del proletariato,della massa della forza lavoro nonostante questa abbia cambiato aspetto. Mentre in passato era costituita da contadini e uomini legati al lavoro della terra, oggi è fatta anche di laureati e di giovani costretti ad emigrare per mancanza di lavoro.