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STATUTO/Approvata la carta costituzionale Unipa, le considerazioni del rettore Lagalla

13-giu-2012

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Lo scorso 1° giugno, previo parere favorevole del Consiglio di Amministrazione (espresso con un solo voto contrario), il Senato Accademico ha approvato in via definitiva (con due voti contrari ed un’astensione), il nuovo Statuto dell’Ateneo, emendato sulla base delle osservazioni formulate dal MIUR nel merito della prima stesura, proposta alla fine dell’ottobre 2011. Il provvedimento degli organi di governo conclude il lungo iter “costituente” ed avvia, di fatto, ad avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il processo di cambiamento della governance accademica, previsto dalla legge 240/2010.
In questi lunghi mesi di attività è stato fatto largo e regolare ricorso al più ampio confronto e ad ogni possibile concertazione con le varie componenti dell’Ateneo, al fine di garantire democraticità delle scelte ed adeguata valorizzazione di percorsi decisionali “bottom up”.
“L’unanimità registrata in occasione dell’approvazione della prima versione – spiega il rettore Roberto Lagalla – e il larghissimo suffragio che ha licenziato, non senza un’ulteriore e vivace fase di diversificate prese di posizione, la definitiva stesura della “Carta” dell’Università di Palermo confermano la qualità del lungo processo istruttorio e il recepimento assicurato alla massima parte della plurime espressioni e sensibilità dell’Ateneo, pur sempre nel rispetto del legittimo ed autonomo ruolo decisionale degli organi di governo”.
“Non ho la presunzione di affermare che sia stato prodotto, in assoluto, il migliore statuto – aggiunge - e probabilmente esso potrà presentare, in futuro, l’esigenza di specifiche manutenzioni – ma mi dichiaro certo che, grazie all’impegno di tutti, è stato adottato il migliore Statuto possibile in un momento di complessiva incertezza del sistema accademico italiano e in risposta ad un ordinamento generale certamente limitativo dei profili di autonomia degli Atenei e delle loro articolazioni interne”.
Il nuovo Statuto dell’Università di Palermo:
- conferma, tra i non molti in Italia, il criterio elettivo per la nomina del Consiglio di Amministrazione e tutela la paritaria rappresentanza delle macro-aree disciplinari e delle fasce di docenza in seno all’organo collegiale;
- attribuisce al Senato Accademico alte e vincolanti funzioni di indirizzo e programmazione, elevandolo ad un rango di competenze ben più significativo di quello, certamente asfittico, previsto dalla legge 240/2010. Esso è, peraltro, responsabile – quale espressione democratica di tutte le componenti di Ateneo – delle procedure orientate alla costituzione del Consiglio di Amministrazione, nel prioritario e vincolante rispetto dei risultati della relativa tornata elettorale;
- garantisce presenza e ampio titolo di rappresentanza alla componente tecnico -amministrativa e agli studenti, in coerenza con un modello di governance che guarda alla condivisione degli obiettivi e al concreto rispetto istituzionale di tutti i soggetti della comunità accademica;
- prevede, per il riassetto delle strutture dipartimentali sotto soglia e per l’istituzione delle nuove strutture di raccordo, in sostituzione delle attuali Facoltà, una virtuosa gradualità procedurale e temporale, tale da consentire il più ampio dibattito interno e da prevenire soluzioni imposte “top down”, secondo modelli comportamentali che non attengono né alla tradizione del nostro Ateneo, né, tantomeno, alla volontà di questa Amministrazione;
- conferisce opportuna flessibilità all’offerta formativa che, rispetto al passato, ora impegna direttamente i dipartimenti, consentendo tuttavia a questi ultimi di condividere proposte ed operatività e riservando individuate funzioni di coordinamento organizzativo in capo alle nuove strutture di raccordo;
- consente, attraverso una ragionata sequenza di attività, previste dalle norme transitorie, un ordinato passaggio di competenze e responsabilità dagli attuali ai nuovi assetti di governance.
“Mi spiace che – conclude Lagalla - nella estrema fase finale di questo lungo ed articolato processo, certamente non facile né potenzialmente scevro da comprensibili diffidenze, si sia voluta mettere in discussione la generale volontà di assicurare al criterio elettorale l’inevitabile e condivisibile primazia nella selezione dei Consiglieri di Amministrazione.
Ove, nel merito, possano residuare riserve di qualsivoglia natura, è di tutta evidenza che ogni rettore ed un Senato liberamente e democraticamente eletto non potranno che anteporre a qualunque eventuale spazio di discrezionalità i risultati del consenso collettivo e della volontà maggioritaria, nel solco dell’indiscussa tradizione del nostro Ateneo.
D’altra parte, mi permetto ricordare a chi, giustamente, ha invocato la possibile riproposizione dell’art. 15 (Consiglio di Amministrazione) nella originaria formulazione dell’ottobre 2011, come sia stato ampiamente accertato che tale orientamento non avrebbe ottenuto la prevista approvazione a maggioranza qualificata e che si sarebbe rischiato uno stallo procedurale, tale da evocare l’esercizio del potere sostitutivo da parte del MIUR: evenienza questa realmente immeritata e penalizzante, da evitare e rigettare con forza!
Né può essere dimenticato che, con riferimento allo stesso art. 15, l’assemblea congiunta di Senato, C.d.A. e Giunta dei Direttori di Dipartimento aveva espresso il proprio amplissimo gradimento a favore delle modalità già contenute nello statuto dell’Università di Parma: la formulazione oggi raggiunta supera di gran lunga, in termini di valore prevalente del suffragio elettorale, quella previsione e, di fatto, restituisce sostanzialmente intatti i contenuti dell’originario art. 15. Sono, peraltro, certo che la prassi prossima ventura confermerà a pieno tale evidente volontà statutaria!
In ultimo, ma non da ultimo, mi sia consentito rivolgere ai Componenti della Commissione Statuto e al suo Decano, alla Consulta di Ateneo e al suo Coordinatore, agli Organi di governo, agli Uffici e a quanti impegnati, a vario titolo e con attaccamento all’istituzione, nella riscrittura della “Carta”, il mio più sincero e riconoscente ringraziamento, insieme all’apprezzamento per il risultato così largamente condiviso che apre, per il nostro Ateneo, una nuova stagione di cambiamento e di innovazione gestionale. Confido che la volontà e la disponibilità di tutti favoriranno una transizione operosa e serena”.