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Ritrovamento archeologico a Mozia: scoperta statua greca in marmo risalente al V secolo A.C. grazie agli scavi della missione UniPa

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Durante la campagna di scavo 2025 condotta dall’Università degli Studi di Palermo sull’isola di San Pantaleo nota come Mozia, nella laguna dello Stagnone di Marsala, è stata rinvenuta una statua greca in marmo raffigurante una figura femminile in posa incedente, databile al periodo tardo-arcaico (fine VI – inizi V sec. a.C.).

Il reperto è emerso all’interno del "Ceramico" (Area K), una delle più ampie officine ceramiche puniche del Mediterraneo centrale, nel corso della missione archeologica condotta dall’Università in convenzione con l’Assessorato Regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, sotto la direzione scientifica della prof.ssa Paola Sconzo, docente di Archeologia e Storia dell’arte dell’Asia occidentale e del Mediterraneo orientale del Dipartimento Culture e Società.

La statua, realizzata in marmo e composta da due blocchi, è priva della testa e del torso ma presenta dettagli iconografici significativi come il chitone e l’himation, abbigliamento femminile della tradizione greca, ed è stata individuata lungo il bordo di una vasca per l’argilla.

«È un ritrovamento eccezionale – spiega la prof.ssa Sconzo – non solo per la qualità artistica dell’opera, ma anche per il suo contesto. La sua collocazione suggerisce una deposizione intenzionale nella fase finale di utilizzo dell’area produttiva, in concomitanza con l’assedio dionigiano del 397 a.C.».

L’importanza scientifica della scoperta risiede anche nella sua capacità di arricchire il quadro delle relazioni tra il mondo punico e quello greco, confermando l’intensa circolazione di idee, oggetti e pratiche artistiche nella Sicilia del V secolo a.C.

Il ritrovamento si affianca idealmente al celebre “Giovinetto di Mozia”, scoperto nel 1979 sempre dalla missione UniPa, e sottolinea il ruolo centrale che l’isola riveste per lo studio delle civiltà mediterranee antiche. Mozia, infatti, rappresenta da quasi cinquant’anni un laboratorio permanente di ricerca e formazione sul campo per gli studenti e le studentesse dei corsi di Beni culturali e Archeologia dell’Ateneo.

«Questo rinvenimento rappresenta un momento altamente formativo per i nostri giovani archeologi – conclude la prof.ssa Sconzo – Mozia continua ad essere un laboratorio privilegiato dove le nuove generazioni imparano sul campo cosa significa indagare il passato, con rigore scientifico ma anche con passione e responsabilità. La statua femminile conferma la presenza a Mozia di opere greche di altissimo livello e ci costringe a rivedere i confini tra il mondo punico e quello greco. È la testimonianza concreta di un Mediterraneo antico fatto di incontri, scambi e contaminazioni».