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Presentazione del Master di II livello in “Teoria, progettazione e didattica dell’italiano come lingua seconda e straniera”

20-mar-2017

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Locandina

 

8 ottobre 2014. Un alto numero di presenze, venerdì pomeriggio, per l’incontro dedicato alle attività, alle metodologie didattiche e agli obiettivi del Master di II livello in “Teoria, progettazione e didattica dell’italiano come lingua seconda e straniera”dell’Università di Palermo (e realizzato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Scienze Umanistiche e la Scuola di Lingua italiana per Stranieri).

L’evento dal titolo “Rilassati, canta, mettiti a testa in giù: stai imparando una lingua” si è svolto nella suggestiva Real Fonderia della Cala a partire dalle ore 18 quando Egle Mocciaro e Adriana Arcuri, supervisori del Master, hanno mostrato in anteprima la nuova pubblicazione da loro curata e stampata all’interno della collana “Strumenti e Ricerche” della Scuola, “Verso una didattica linguistica riflessiva.”
“Il volume – ha spiegato Mocciaro – parla della storia e del progetto formativo del Master su cui oggi poseremo l’attenzione. È una storia che si intreccia con tante altre realtà e tante altre persone che insegnano e che imparano la lingua italiana all’interno della Scuola, diretta dalla prof.ssa Mari D’Agostino che è anche coordinatrice del Master. Dentro le aule di ItaStra, per esempio, si offrono ai nostri studenti numerosi tirocini con la guida di docenti altamente qualificati. Altri tirocini, invece, vengono svolti in case famiglie dove sono accolti minori stranieri immigrati , in università e istituzioni straniere all’estero.”
In questo modo, continua Mocciaro, l’utenza degli studenti di italiano con cui si approcciano gli iscritti al Master è molto diversificata: dagli studenti del progetto di mobilità Erasmus agli studenti cinesi (del progetto Marco Polo e dell’università Sisu), dai giovani migranti agli adulti analfabeti.
“Per chi si ritrova a dover insegnare lingua italiana, questa diversità implica la necessità di dover affinare continuamente gli strumenti di lavoro. Così nasce il bisogno di fermarci, di fare il punto su quello che ancora dobbiamo fare.”
E per fare un resoconto su cosa manca e su cosa, invece, è stato già fatto, il Master ha voluto dare voce agli stessi studenti iscritti al suo percorso formativo. “Tramite le autobiografie, che gli iscritti devono elaborare alla fine del percorso di studi, diventano loro stessi autori e protagonisti della propria formazione.”
Per questo motivo il volume non raccoglie solo interventi dei docenti di italiano che collaborano con il Master, ma anche degli stessi studenti. In più, alcuni saggi del libro sono stati firmati da docenti stranieri o che lavorano all’estero e che, come spiega Mocciaro, hanno contribuito in qualche modo all’offerta formativa.

Adriana Arcuri, invece, ha spiegato il motivo per cui, a presentare il Master, ci fossero venerdì sera anche due studentesse che hanno appena completato il loro percorso formativo. “Sono gli studenti i responsabili del loro stesso successo. Così abbiamo pensato di intrecciare i nostri interventi con quelli di Raffaella Cardinale e Chiara Tiranno, che ci parleranno della loro esperienza, del nostro modello di lingua e del nostro metodo, ossia la didattica comunicativa che crea una figura del tutto nuova dell’insegnante. Il docente non è più una persona che dispensa sapere da dietro una cattedra, ma è uno strumento per far scaturire il sapere nei propri studenti. Non è più solo un coordinatore, ma parte attiva nel processo di formazione della persona.”
Una riflessione, infine, sul costante utilizzo della scrittura all’interno del Master. “È usata per tanti motivi – dice Arcuri. – Innanzi tutto perché è uno strumento di memoria e perché un docente di italiano deve anche saper insegnare a scrivere. Ma, soprattutto, perché è una valida documentazione dell’esperienza, come l’autobiografia che facciamo elaborare alla fine del Master ad ogni studente.”
Il discorso della prof.ssa Arcuri si è quindi intrecciato con quello delle studentesse Cardinale e Tiranno. Le due masterine hanno preso i microfoni per parlare dei dubbi e del senso di incompletezza che sentivano prima di iniziare questo percorso di studi. “Quando insegnavo lingua italiana, prima di seguire le lezioni del Master, avevo come la sensazione che mancassero alcuni pezzi di un puzzle che non riuscivo mai a completare” ha detto Cardinale. “Grazie al Master, ho sviluppato una visione globale dell’insegnamento che non è solo fare lingua italiana, ma anche e soprattutto comunicare” ha concluso Tiranno.
Dopo gli interventi delle due professoresse e delle due studentesse, si è dato avvio ai laboratori dedicati al suono e alla voce, al “Dettato di corsa” e al “Tpr” (curati da Chiara Amoruso, Fabrizio Leto, Eleonora Palmisano, Laura Di Benedetto e Chiara Tiranno) con i quali docenti e alunni del Master hanno mostrato al pubblico in sala alcuni dei metodi per insegnare una nuova lingua.
Per far da cornice ai vari momenti, inoltre, sono state esposte diverse illustrazioni realizzate all’interno di un esame del Master con la docente Tindara Ignazzitto, “Analisi e progettazione di materiali didattici” con cui gli 11 studenti del Master hanno realizzato altrettante unità per l’apprendimento della lingua italiana da parte di donne immigrate.
La manifestazione si è svolta all’interno del Festival “Le vie dei tesori” che è stato presentato da una delle sue organizzatrici, Alessandra Turrisi. “Scopo della nostra manifestazione, giunta alla sua ottava edizione, è quello di mettere insieme diverse realtà e creare sinergie. Per questo abbiamo voluto inserire anche quattro attività della Scuola di Lingua italiana per Stranieri.”