Per una Carta degli Officia

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Migrazioni e università. Per una carta degli officia
— Da oltre un decennio è in corso una fase storica caratterizzata a livello planetario dalla contrazione dei diritti e delle libertà fondamentali che ha avuto come prima conseguenza la negazione dell’eguaglianza delle persone migranti. Contestualmente, e da molte parti, si è data voce a una narrazione che individua nel fenomeno migratorio una delle cause, quando non la causa prima, della crisi e del declino che investono le società del cosiddetto Occidente.
— Gli Atenei italiani sono da tempo consapevoli del fatto che il fenomeno delle migrazioni contemporanee riguarda anche, e a pieno titolo, il mondo accademico, poiché coinvolge le tre missioni che caratterizzano l’istituzione universitaria: la ricerca, la didattica e l’interazione con la società civile. E ciò in linea con la convinzione che il ruolo fondamentale delle Università sia contribuire alla costruzione di una conoscenza solida che rifugga da slogan e semplificazioni e che si fondi su metodi scientifici e sul confronto a partire da dati certi.
— La conoscenza è l’unico strumento per assicurare scelte giuste in merito alle politiche migratorie, privilegiando un approccio che renda conto della complessità dei fenomeni e che sollevi il velo dei linguaggi dell’odio e della paura che ne offuscano la comprensione.
—quel che è giusto fare —
Le Università hanno ritenuto di dover rispondere alle esigenze di conoscenza e di trasmissione del sapere, muovendosi lungo quattro direttrici:
- l’intensificazione delle ricerche su cause ed effetti dei movimenti migratori;
- l’istituzione di specifici insegnamenti, corsi di laurea, dottorati, master;
- l’attivazione di rapporti con le istituzioni pubbliche e private chiamate a gestire i diversi aspetti dei fenomeni migratori, offrendo conoscenze tecnico-scientifiche di alto livello;
- la creazione di servizi volti ad assicurare una buona ed efficace connessione tra ricerca e azione e a promuovere la giustizia sociale, l’accesso ai diritti, la lotta alle discriminazioni.
Da tali collaborazioni gli Atenei hanno acquisito una migliore comprensione delle diverse problematiche del fenomeno migratorio. E, d’altra parte, la scelta di operare lungo queste direttrici ha consentito alle Università di stare al fianco di tutti i soggetti che rivendicano il pieno riconoscimento dei diritti fondamentali delle persone conbackground migratorio.
In coerenza con l’impegno delle Università italiane, il Centro Migrare dell’Università di Palermo intende promuovere un processo di riflessione che superi la prassi degli appelli alle altre istituzioni e che produca piuttosto una Carta degli officia del mondo accademico, finalizzata a mettere in rilievo ciò che è giusto fare e come realizzare ciò che è giusto fare, nella convinzione che le finalità di tale percorso non siano separabili dalle modalità attraverso le quali esso debba essere portato a compimento.
Ricerca
La maggior parte delle Università italiane ha da tempo intensificato gli studi sulle migrazioni, nella consapevolezza che un tema così complesso richiede un approccio interdisciplinare e multidisciplinare. Ciò ha consentito l’approfondimento delle cause ambientali, economiche, politiche, sociali e culturali delle migrazioni, spingendo anche verso un ripensamento critico dei diversi status assegnati dal diritto alle persone migranti. Il contributo delle Università al dibattito pubblico si risolve su più piani: diffondere la conoscenza di una realtà complessa, a dispetto delle semplificazioni; criticare la rigidità degli steccati; favorire la consapevolezza della storicità di talune categorie utilizzate per comprendere la realtà; esplicitare i meccanismi di costruzione degli immaginari, sempre culturalmente determinati e ideologicamente orientati. La ricerca è inoltre impegnata ad arginare i continui tentativi di introdurre nel dibattito pubblico termini e concetti che contribuiscono diffondere la conoscenza di una realtà complessa, a dispetto delle semplificazioni; criticare la rigidità degli steccati; favorire la consapevolezza della storicità di talune categorie utilizzate per comprendere la realtà; esplicitare i meccanismi di costruzione degli immaginari, sempre culturalmente determinati e ideologicamente orientati.
La ricerca è inoltre impegnata ad arginare i continui tentativi di introdurre nel dibattito pubblico termini e concetti che contribuiscono alla criminalizzazione delle persone in migrazione (si pensi al termine hotspot e all’espressione weaponization degli immigrati, l’uno e l’altra di diretta derivazione bellica).
Didattica
In gran parte delle Università italiane si sono moltiplicati insegnamenti, corsi di laurea e, in alcuni casi, dottorati incentrati sul tema delle migrazioni. Una caratteristica ricorrente in queste esperienze è il respiro interdisciplinare e multidisciplinare, richiesto dalla fisionomia stessa dei fenomeni esaminati. Altri Atenei hanno avviato importanti percorsi su temi affini, come gli studi sulla pace o il dialogo interculturale.
Internazionalizzazione
Solo di recente l’internazionalizzazione del mondo universitario italiano ha cominciato a guardare al Sud del pianeta. Indicativo di questa evoluzione è il crescente numero di progetti, soprattutto di respiro europeo, che coinvolgono le Università africane e asiatiche. Sono poi in aumento gli accordi stipulati per il rilascio di doppi titoli di laurea, nonché borse di studio e premi per studenti provenienti da aree svantaggiate.
Accesso allo studio, inserimento lavorativo per le persone rifugiate
Le Università italiane sono impegnate nel campo della protezione di rifugiati e richiedenti asilo. In tale contesto, un ruolo di primo piano ha svolto il progetto dell’UNHCR dei corridoi universitari che, dal 2019, consente a studenti rifugiati di conseguire una laurea magistrale in Italia. A oggi sono trentotto gli Atenei coinvolti e circa centoquaranta gli studenti che ogni anno entrano in Italia. Altrettanto significativa è l’attenzione dedicata alla questione del riconoscimento di titoli di studio stranieri, anche in assenza di adeguata documentazione dovuta all’improvviso abbandono del Paese di origine e alla mancanza di cooperazione da parte di quest’ultimo. In tal senso, particolare importanza riveste il progetto European Qualifications Passport for Refugees (EQPR) del Consiglio d’Europa, in applicazione della Convenzione di Lisbona dell’11 aprile 1997.
Tutela dei diritti
Le Università hanno messo i loro saperi a servizio di interventi concreti, sviluppando la tutela dei diritti particolarmente in ambito giuridico, sanitario e linguistico.
a- cliniche legali
Sotto il primo profilo, le cliniche legali italiane, un terzo delle quali all’incirca si occupa proprio di migrazioni, diritto antidiscriminatorio e diritto d’asilo, lavorano per assicurare alle persone migranti l’accesso ai diritti e alla giustizia. E ciò in un contesto caratterizzato dal susseguirsi di interventi normativi, spesso assunti sull’onda di proclamate emergenze, ma con ricadute opposte rispetto agli scopi dichiarati di promozione della legalità e della sicurezza, nonché di contrasto allo sfruttamento e alla tratta degli esseri umani.
b – ambulatori sanitari
Sotto il secondo profilo, le Università hanno seguito due percorsi principali: da un lato, hanno intrapreso attività di formazione in materia di promozione della salute delle persone migranti e con background migratorio; dall’altro, hanno organizzato ambulatori, spesso in collaborazione con associazioni che operano nel mondo dell’inclusione sociale, destinati a rendere effettivo il diritto alla salute.
c – dare un nome ai morti
Autonoma rilevanza rivestono alcuni pioneristici progetti sviluppati nel campo medico-legale per assicurare l’identificazione delle vittime dei naufragi del Mediterraneo. Gli studiosi che vi lavorano, colmando assenze istituzionali, non si limitano ad adempiere a un’esigenza morale, ma si prefiggono di garantire altresì il rispetto del diritto umano alla conoscenza del destino dei propri familiari.
d – insegnamento della lingua italiana
Sotto il terzo profilo, la continua crescita delle iscrizioni di studenti stranieri ha reso necessaria l’istituzione di strutture e percorsi formativi dedicati all’insegnamento dell’italiano come lingua non materna. Le Università – non soltanto quelle per stranieri – hanno sviluppato una vasta gamma di realtà formative, anche specificamente rivolte alla popolazione migrante. La costruzione di tali percorsi formativi risponde all’esigenza di rendere effettivo il diritto alla partecipazione attiva alla vita sociale, politica e culturale del Paese.
Costruzione degli spazi urbani
La città è il luogo nel quale sempre più spesso si intrecciano i percorsi di persone con background migratorio. Le Università svolgono un ruolo attivo nel ripensamento degli spazi urbani, nella convinzione che una cittadinanza estesa, inclusiva e adeguata all’epoca contemporanea richiede una riflessione sulla città a partire dalla città e da chi la abita.
—come è giusto fare —
Partecipazione delle persone che migrano
Lo svolgimento di tutte le attività passate in rassegna richiede il rispetto di alcuni principi di carattere etico e scientifico. Come affermava già Sherry Arnstein nel 1969, la partecipazione è universalmente riconosciuta come un elemento positivo, ma questo non vuol dire che la si utilizzi ovunque e in egual misura. Analogamente, per quanto i diritti di partecipazione ai processi decisionali siano in linea di principio comunemente affermati, nella realtà non tutti vi hanno accesso in egual misura. La partecipazione delle persone con background migratorio ai processi decisionali, a partire dalla scala urbana, è un diritto che dovrebbe essere universalmente preteso e tutelato.
In quest’ottica, le Università contribuiscono a costruire una cultura dell’ascolto reciproco e del dialogo, aiutando tutti i partecipanti a comprendere i differenti punti di vista che caratterizzano ogni attore sociale. Ad esempio, la promozione di open space technology e world café favorisce la comprensione reciproca e l’empowerment di chi troppo spesso non ha voce. La partecipazione attiva degli studenti con background migratorio acquista poi una particolare importanza nell’ambito della didattica. Dare voce direttamente alle esperienze vissute dagli studenti migrati disinnesca i luoghi comuni che avvelenano il dibattito e consente una riflessione non dogmatica sulle culture e sulla loro pretesa incommensurabilità.
Saperi interdisciplinari e multidisciplinari
È ormai un fatto assodato che gli studi sulle migrazioni non possono essere confinati entro singoli perimetri disciplinari. Ricerca e didattica richiedono l’apporto di saperi molteplici e dovrebbero privilegiare prospettive multidisciplinari e interdisciplinari. Se la multidisciplinarità è indispensabile ai fini di una piena consapevolezza della complessità, l’interdisciplinarità, approccio certamente più complesso, è tuttavia la chiave per individuare percorsi di conoscenza inediti e trovare soluzioni innovative.
Dovrebbe dunque essere favorita la direzione già intrapresa da molte Università con la creazione di Corsi di laurea e di Dottorati in materia di migrazioni, tutti caratterizzati dall’approccio multidisciplinare e, in certi casi, interdisciplinare. Si pensi, in particolare, alla previsione nei curricula di insegnamenti modulari che mettono insieme saperi diversi.
Approccio critico
L’approccio critico deve riguardare tanto l’elaborazione teorica che gli interventi concreti. Particolarmente utile è una prospettiva intersezionale, capace di cogliere i diversi livelli di discriminazione determinati dall’incrocio di elementi quali l’identità di genere, la cittadinanza, il colore della pelle, l’orientamento sessuale, le origini sociali, le condizioni di salute fisica e psicologica. È importante dotarsi di strumenti atti a cogliere quanto l’interazione di queste caratteristiche con i diversi fattori (ambientali, culturali, giuridici, economici, sociali, ecc.) delle società di partenza, di transito e di arrivo produca specifiche posizioni di vulnerabilità che favoriscono discriminazioni multiple, violazioni dei diritti fondamentali e fenomeni quali il grave sfruttamento e la tratta.
