Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

LA REAL ACCADEMIA DEGLI STUDI E LA REALE STAMPERIA DI PALERMO

Ascolta

L’espulsione dei Gesuiti dal Regno delle Due Sicilie nel 1767 determinò anche in Sicilia una significativa svolta nel sistema dell’istruzione scolastica, fino a quel momento controllata quasi interamente dalla potente Compagnia.


Nel 1779 il sovrano borbonico, ancora sedicenne, autorizzò la creazione di una Real Accademia degli Studij che, seppur “privata della potestà di conferire titoli dottorali” come quelli rilasciati dall’Università di Catania a partire dal 1444, segnò l’effettivo inizio del movimento culturale e scientifico siciliano. Su questa spinta la Deputazione dei Regij Studij creò a Palermo una stamperia di Stato con un Dispaccio del 17 luglio 1779. La volontà della Deputazione di dimostrare piena e convinta adesione alla decisione di re Ferdinando di creare anche a Palermo una stamperia reale e di essere in grado di renderla operativa nel più breve tempo possibile è testimoniata da una serie di atti compiuti dal secondo semestre del 1779 ai primi mesi del 1780, fra i quali l’emanazione del Regolamento per la nuova Reale Stamperia, articolato in undici ‘capitoli’ e approvato nella seduta del 14 febbraio 1780.


Di questa attività, che di fatto preparò la nascita dell’Università di Palermo, è rimasta traccia nella documentazione dell’Archivio Storico di Ateneo in parte esposta in questa teca. In una recente pubblicazione dedicata alla sua storia emerge come il nuovo progetto culturale della Deputazione dei Regij Studij fosse molto articolato. Da essa dipendevano infatti, oltre alla Reale Stamperia ospitata all’interno del Convitto Real Ferdinando (che aveva sede nell’imponente edificio del Collegio Massimo di Palermo), anche l’Orto botanico, la Biblioteca pubblica (formata principalmente con la dotazione delle ex biblioteche gesuitiche provenienti dal Val di Mazara), le ‘Macchine’ per gli esperimenti di Fisica e Matematica, il laboratorio di Chimica, il Teatro di anatomia, i musei di antichità e di Storia naturale, la Specola per l’astronomia e il Regio Educandario Carolino (oggi: Educandato Maria Adelaide), fondato nel 1779 da Ferdinando III di Sicilia.


Alle vicende della Reale Stamperia sono legate quelle della falsificazione di un codice arabo operata dall’abate maltese Giuseppe Vella (1749-1814), primo titolare della cattedra di arabo nell’ateneo palermitano. Il codice, proveniente dall’abbazia benedettina di San Martino delle Scale, tramandava in realtà una delle tante vite di Maometto, e non la storia della Sicilia musulmana, come Vella provò a sostenere alterandone il testo. Alcuni scritti pubblicati con i tipi della Reale Stamperia dal canonico Rosario Gregorio (1753-1809), regio storiografo di corte, contribuirono a smascherare l’“arabica impostura” magistralmente raccontata in un libro di Leonardo Sciascia (1921-1989), Il Consiglio d’Egitto. Il titolo di questa notissima opera è chiaramente ispirato al Libro del Consiglio di Egitto, in cui l’abate Vella pubblicava nel 1793 con i tipi della Reale Stamperia un carteggio – anch’esso falsificato – fra Roberto il Guiscardo (1015-1085), Ruggiero conte (1031-1101), Ruggiero re (1095-1154) e i sultani d’Egitto.


Nella teca è esposto, sulla sinistra, il volume 5 [foto 2.1], che raccoglie le 207 carte della documentazione relativa alla R[egi]a Stamp[ari]a dal I° Sett[emb]re 7.a Ind[izione] 1788 in poi. La documentazione rivela le tracce di un’intensa attività che aveva per oggetto la stampa e il commercio non solo di opere sacre, ma anche di compendi di mitologia e antichità romane, di elementi di geografia e dei classici della letteratura greca e latina.


Alla carta 118 del volume 5 comincia il “Raz[iocionio] d’Introito, ed Esito” presentato dal “Sac[erdo]te D[on] Antonino Epiro, Sopraintendente della Reale Stamparia” [foto 2.2], ove gli introiti sono indicati in onze, tarì e grani (un’onza era composta da 30 tarì; un tarì si suddivideva in 20 grani e 120 piccioli).


L’esame di questo materiale archivistico permette di seguire il diffondersi a Palermo di opere straniere, tradotte dall’inglese o dal tedesco, ma soprattutto dal francese. In questo modo arrivarono anche in Sicilia le idee che si andavano affermando in Europa a seguito della Rivoluzione francese. La loro circolazione su carta stampata dalla Regia Stamperia ebbe non poca parte nell’affermazione di istanze che portarono alla creazione di un’università nella “Capitale di Palermo” che consentisse l’accesso all’istruzione di grado superiore anche ai ceti più abbienti non appartenenti all’antica nobilità dell’isola.


L’attività della Reale Stamperia si estendeva però anche alla ‘impressione’ di vari “Ordini, Circolari, Banni, Lettere, Avvisi tutt’altro concernente il real Servigio”, tanto che al cadere dell’anno 1795 Don Antonino Epiro ne chiedeva il relativo pagamento [foto 2.3], come risulta dalla lettera indirizzata al Principe della Catena dall’arcivescovo di Palermo e Monreale, Filippo Lopez y Royo (1728-1811), all’epoca Presidente del Regno e Viceré di Sicilia [foto 2.4].


Il volume 7 delle Cautele, che raccoglie la documentazione della Reg[i]a Stamperia dal p[ri]mo Sett[emb]re XI Ind[izio]ne 1792 in poi [foto 2.5], contiene una copia di questa lettera nelle carte 420-425.

 

TORNA ALL'INDICE DELLA MOSTRA