Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

"Diritto Sacrificale" in memoria di Giovanni Facone e Paolo Borsellino

18-mag-2020

Ascolta

png-locandina-Dittico5050Anche quest'anno, l'Istituto di Cultura Romantica, in collaborazione con il Comune di Palermo, il Dipartimento SPPEFF dell'Università di Palermo, diretto dal prof Gioacchino Lavanco e il Centro Siciliano Sturzo, rende omaggio alla memoria delle vittime delle nostre Stragi. Purtroppo non saremo fisicamente presenti, con tutti voi, nei luoghi in cui abbiamo sempre tenuto viva la memoria. Distanti ma vicini, vogliamo comunque offrirvi il lavoro che, in questi mesi, abbiamo realizzato affinché il 23 maggio non passi nel silenzio. Oggi più che mai abbiamo bisogno di dare voce alla giustizia per la quale, in tantissimi, hanno dato la vita. Diretti dal prof Salvatore Lo Bue, abbiamo realizzato un video nel quale gli interpreti e i musicisti danno vita al Dittico Sacrificale, un testo scritto dallo stesso Salvatore Lo Bue. Il video sarà disponibile sulla seguente pagina facebook giorno 23 maggio: www.facebook.com/IstitutodiCulturaRomantica
Falcone e Borsellino, in quell’anno così tragico, il 1992, segnarono profondamente le coscienze e aprirono la strada a una nuova dimensione di libertà. Simboli di una nuova visione del mondo, scelsero di morire dinanzi alla ipotesi di una rinnovata schiavitù. Insieme divennero i Dioscuri di una nuova era: sembrò possibile, attraverso la loro opera, vincere il destino di sopraffazione che sembrava essere stato scritto dal potere mafioso. Attraverso la loro morte, noi tutti prendemmo coscienza di una ribellione inevitabile, che senza il loro sacrificio non sarebbe stato possibile neanche pensare. Insieme furono il vivente Dittico della Libertà. Insieme insegnarono come amore sia più forte della morte e, nuovi martiri, divennero i testimoni della nostra rinascita.
Il Dittico Sacrificale è il canto di questo mistero, la poesia della loro tragica e struggente vita che neanche il fuoco è riuscita a cancellare. Perché i loro nomi, insieme a quelli dei ragazzi delle scorte, corifei che li hanno accompagnati sino all’ultimo istante, abbiano sempre “onore di pianto”, finché sia “santo e lacrimato il sangue per la patria versato” e finché il sole “risplenderà sulle sciagure umane”.