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Contributo allo studio degli usi civici e della proprietà collettiva. Una storia parallela

8-gen-2024

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AgrifoglioAgrifoglio, Giangabriele (2023). Contributo allo studio degli usi civici e della proprietà collettiva: una storia parallela. Napoli: ESI. ISBN 978-88-495-5198-3

A fronte dell’attuale interesse da parte dei giuristi per beni, soggetti e istituti sino ad oggi sconosciuti alla codicistica ed alla dottrina tradizionale (l’ambiente, la biodiversità, l’ecosistema, i beni comuni, le generazioni future, la proprietà intergenerazionale), che anzi negavano la loro stessa esistenza nel mondo del commercio giuridico, il libro ripercorre le vicende storiche e gli interventi legislativi in tema di usi civici e di proprietà collettive, antichi istituti che spesso a tali nuovi concetti giuridici vengono associati, sia per il loro stretto legame con il territorio sia per un gioco di assonanze tra il termine collettivo ed il termine comune. L’autore, nel ricostruire la storia di tali “altri modi di possedere” a noi pervenuti dal medioevo, e nel definirli “fossili giuridici viventi” per la loro capacità di sopravvivere nel tempo e di adattarsi alla mutevole realtà sociale senza apparenti modificazioni, evidenzia la loro irriconducibilità alla dogmatica romanistica-codicistica; egli giunge così alla conclusione che, contrariamente a quanto sino ad oggi ritenuto dalla quasi costante giurisprudenza e da una parte della dottrina, le proprietà collettive e gli usi civici siano istituti di diritto privato, arbitrariamente ricondotti ad un vago diritto pubblico nel quale peraltro non esiste alcuna pubblica amministrazione né alcun rapporto di soggezione speciale con essa (al pari di altri istituti, come l’immemoriale). Peraltro, sottolinea l’autore, a dimostrazione della difficoltà di ricondurre i cc. dd. domini collettivi all’interno di un unico istituto e della loro natura privatistica, il legislatore, con la recente l. 20 novembre 2017, n. 168, non soltanto ne ha assegnato la gestione ad associazioni di diritto privato ma li ha riconosciuti come ordinamenti giuridici primari.