13. Galata Capitolino
Il Galata Capitolino raffigura un guerriero con baffi e chioma ispida, completamente nudo, se si eccettua la collana metallica (torques) che porta al collo. È seduto sopra il suo scudo ed è chinato in avanti, tenendosi appoggiato a terra col braccio destro, però sul punto di crollare a causa della ferita mortale visibile nel costato, dalla quale sgorga sangue copioso. La statua romana, con ogni probabilità, riproduce una delle figure che decoravano uno dei monumenti innalzati dagli Attalidi di Pergamo per celebrare le loro vittorie sulla stirpe celtica dei Galati, che era penetrata in Asia Minore. Questo Galata, in particolare, potrebbe riprodurre un guerriero appartenente a un donario che il re Attalo I aveva eretto intorno al 220 a.C. nel santuario di Athena Nikephoros, situato su una delle terrazze dell’Acropoli di Pergamo. La tromba ricurva che giace accanto a lui, insieme alla spada, ha fatto pensare che il Galata potrebbe essere identificato con un famoso “Trombettiere”, attribuito allo scultore pergameno Epigono da Plinio il Vecchio (Storia naturale, XXXIV, 88). Il profondo pathos che emana dal guerriero morente, pur sobrio e dignitoso nell’espressione della sua agonia, costituisce un documento fondamentale per valutare lo studio della sofferenza umana nella scultura di età ellenistica.
Problematica è la cronologia della replica romana. Questa sembra essere stata rinvenuta nel terreno della Villa Ludovisi, nell’area degli antichi Horti Sallustiani, già appartenuti a Giulio Cesare, da dove proviene anche il secondo celebre monumento “pergameno” di Roma, vale a dire il c.d. Galata suicida della collezione Ludovisi (oggi a Palazzo Altemps): ciò ha fatto ipotizzare che Cesare avesse voluto decorare la sua proprietà con opere che ricordassero vittorie su popolazioni di ceppo celtico, come quelle da lui sconfitte in Gallia. A questa congettura si oppone, su base stilistica, una proposta di datazione al II secolo d.C. (forse in epoca traianea), già dominante in passato e rilanciata di recente.
Calco in scala molto ridotta, peraltro fedele all’originale anche nella riproduzione della base con l’equipaggiamento del guerriero. Il sesso appare coperto dalla foglia di fico che un tempo era stata applicata alla statua. Sono riconoscibili i tasselli della lavorazione.
Inventario: GA 414.
Misure: cm 31,5 x 16,5.
Bibliografia: S. Rambaldi, La Gipsoteca del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo. Storia e Catalogo, Palermo, Palermo University Press, 2017 (“Artes”, n.s. 2), pp. 58-59, nr. 13 (con bibliografia di riferimento sull’originale).