Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

ANDREA SCIASCIA

L'elemento soggettivo e la didattica della progettazione architettonica

Abstract

Ogni anno, con una certa quantità di ripetizioni e di innovazioni, si procede alla stesura di un programma didattico che, articolato in più voci (collocazione nel progetto formativo, obiettivi, contenuti, modalità d’esame, bibliografia essenziale), struttura le tappe di un percorso nei mesi in cui si sviluppa l’insegnamento. Nella presente riflessione, senza svalutare in alcun modo le conoscenze oggettive che possono concretizzarsi in una interpretazione dei punti della teoria della progettazione di Rossi, si vuole individuare un percorso didattico che parta dalla componente autobiografica dello studente. Per affrontare tale questione si dovrebbe spostare l’attenzione sul modo in cui gli allievi iniziano a maturare la loro esperienza nell’architettura. Questa può essere descritta, al pari di altri momenti di conoscenza, riferendosi al cosiddetto circolo ermeneutico che si chiama in causa due volte: per descrivere una condizione generale relativa al processo del comprendere, e poi per riflettere, forse da un punto di vista inconsueto ma specifico, su una concreta attività didattica di progettazione architettonica. In questa tensione si insinua il lavoro didattico del docente che, nell’indicare un sentiero nuovo da percorrere in relazione all’anno di formazione, introdurrà tutte quelle conoscenze oggettive che ritiene opportune che risuoneranno sempre, nell’ambito della progettazione architettonica, alla luce dell’elemento soggettivo. Conoscere lo studente è un modo speculare per indicare all’allievo la strada socratica, del conosci te stesso, instaurando una verifica continua, in un processo che ha un inizio ma che non ha una fine, nonostante l’esperienza didattica si concluda.