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ANDREA SCIASCIA

...Nella continuità. La didattica del progetto a Palermo architettura interni paesaggio

Abstract

Ho più volte insistito con i miei colleghi sul fatto che il libro sulla didattica del progetto offrisse un’occasione per porre l’accento, pur fra le tante riforme universitarie subite e attuate, sulla continuità esistente tra la Facoltà Architettura di Palermo e l’attuale Dipartimento di Architettura. Pensavo che questo trait d’union si potesse rappresentare con una copertina che avesse per tema una delle scale della Facoltà di via Maqueda, ad esempio quella di Gino Pollini, messa in relazione con quella che caratterizza l’edificio della didattica di viale delle Scienze, parte della nuova sede della Facoltà progettata negli anni Novanta da Pasquale Culotta, Giuseppe Laudicina, Bibi Leone e Tilde Marra. Vincenzo Melluso ha elaborato l’immagine definitiva della copertina, distaccandosi totalmente da quella che era stata la mia indicazione. Quando mi sono recato nella sua stanza in Dipartimento per scegliere fra i bozzetti da lui elaborati, ho notato che questi avevano per tema dei cerchi concentrici. Il contenuto rimandava alla continuità tipica di questa figura geometrica e le immagini realizzate rimandavano, in modo diverso, ad una eco senza fine. Ma fra i due bozzetti, posti alla mia attenzione, ho immediatamente scelto quello pubblicato in copertina perché pur interpretando l’idea della continuità attraverso la sequenza dei cerchi concentrici, richiamava una figura che Pasquale Culotta descriveva con una certa frequenza. Amava dire a proposito di un’architettura, di un libro, di una lezione, di un viaggio, in generale di un’esperienza da lui ritenuta importante che questa aveva lo stesso effetto di un sasso lanciato in uno stagno, cioè, provocava delle benefiche onde di propagazione. Dei flussi che potevano orientare, influenzare il nostro agire, la nostra esperienza nell’architettura, in alcuni casi, anche in modo decisivo l’intera vita di qualcuno di noi. Quando ho ricordato a Vincenzo Melluso che la sua immagine possedeva in maniera sottesa anche questo significato, lui mi ha risposto: «è vero, il sasso lanciato nello stagno». Il ricordo di questa immagine mi ha fatto rinunciare di buon grado alla mia idea iniziale perché, in modo implicito o del tutto oscuro per alcuni, in modo esplicito per altri, anche questo libro che raccoglie l’esperienza della didattica del progetto di architettura, di interni e del paesaggio, svolta in questi ultimi anni a Palermo, può essere pensato come una delle tante onde propagatesi dalla “lezione”, per me sempre presente, di Pasquale Culotta, maestro indimenticato.