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GIUSEPPE ROCCARO

Un'altra cognitio. Iniziando da Tommaso d'Aquino

Abstract

Riguardo alla possibilità di una terza via di conoscenza, la tesi tommasiana del desiderio naturale presente in tutte le creature, tese a ricongiungersi al loro principio, apre alla terza cognitio, detta quasi experimentalis, distinta dalla cognitio per naturam che procede per rationem tantum e dalla cognitio per gratiam che procede per fidem (speculativa tantum) [=rivelazione]. Essa, infatti, procede coniecturaliter per aliqua signa (affectiva, producens amorem Dei ovvero sapientia) ed è detta quasi experimentalis, proprio perché procede «in maniera indiziale, attraverso certi segni», anticipando in modo imperfetto la cognitio beatifica. L'inizio del III libro della Summa contra gentes, basandosi sulle argomentazioni dei due libri precedenti, espone la tesi sulla finalità universale del creato in quanto omne agens agit propter finem: il fine dell'uomo è infatti la felicità, alla quale tendono tutte e tre le cognitiones, ma che è raggiungibile compiutamente solo dall'ultima di esse. Dio ha un doppio rapporto con gli enti razionali: l'esse in, che è un modus communis per tutte le creature, e l'habitare in, che è un modus specialis. Mentre il primo è per convenientiam creaturae, il secondo è detto novus perché è per convenientiam creaturae rationali: la razionalità in quanto differenza specifica del genere 'creatura' è la condizione necessaria seppur non sufficiente perché sia possibile l'inabitazione di Dio. Si tratta di una partecipazione per razionalità alla vita divina mediante i due atti del conoscere e dell'amare (intelligere e velle), secondo la comune naturale tensione ad "assimilari Deo in hoc quod est causa». Ma oltre questo modo di presenza causale, il modus specialis appare come la possibilità di relazione condizionata alla razionalità (intelletto e volontà) della creatura e all'intelletto e volontà di Dio di donarsi: questo è compiuto o attualizzato, dunque, per mezzo della gratia gratum faciens, che superadditur alla natura e nella quale «Deus dicitur esse sicut cognitum in cognoscente et amatum in amante». Il saggio, avendo esaminato la relazione Dio-uomo nel dominio del dono di sé a partire dal concetto di grazia e la partecipazione di sé alla creatura razionale per assimilationem nella carità, che abbraccia e coinvolge in uno stesso atto sia l'intelletto che la volontà (contemplazione infusa), culmina nella trattazione dell'unio affectus ovvero sabiduría secreta, avvalendosi di un'analisi testuale del Cántico Espiritual B di San Juan de la Cruz.