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MARCO PICONE

Dimensione abitativa dei migranti e luoghi d'interazione a Mazara del Vallo

Abstract

La mancata integrazione dei migranti è percepita come uno dei molteplici rischi cui è esposta la società postmoderna, generando insicurezza, inospitalità ed esclusione. Le maggioranze si sentono minacciate dalle minoranze (Bauman, 2000), sebbene la democrazia implichi l’ampliamento del consenso sui diritti dei gruppi minoritari. Comunità migranti d’altro canto, pur interagendo con le maggioranze, assumono comportamenti di difesa rispetto al tentativo di conformare le differenze culturali ai modelli prevalenti o dominanti. Tali considerazioni, che si rispecchiano nell’uso dello spazio urbano (i luoghi dell’abitare, del lavoro, del commercio e dei servizi) e raramente negli strumenti di pianificazione, inducono a riflettere sulla differenza tra “integrazione” e “interazione” aprendo al concetto di cosmopolitismo. La “redistribuzione del rischio” (Beck, 2000) fra i singoli individui e i gruppi sociali si declina in questo caso riscoprendo il valore d’interazione dei luoghi pubblici, dove l’impegno civile e l’autorganizzazione possono ridisegnare nuove reti di accesso alla cittadinanza. Mazara del Vallo è una delle realtà meridionali dove storicamente si registra un alto numero d’immigrati, perlopiù magrebini, che si concentrano in specifici quartieri del centro storico. A dispetto di una retorica integrazione ormai raggiunta, il contributo indaga sulla reale convivenza dei gruppi multiculturali e sulle capacità d’interazione che si esprimono nei luoghi dell’abitare e dello spazio pubblico. Attraverso inchieste qualitative e analisi urbanistiche, si palesano pregiudizi, insicurezze, contrasti e forme di esclusione che sono esacerbate dall’incertezza economica. Si rivela d’altra parte la necessità di intraprendere percorsi condivisi di accesso alla cittadinanza che tengano conto sia delle differenze culturali, sia delle condizioni di maggiore rischio cui sono esposte le fasce della popolazione più svantaggiate economicamente. Tali richieste, accolte in modo tuttora ambiguo dagli strumenti di pianificazione e dalle politiche pubbliche, sembrano radicarsi nelle esigenze della collettività mazarese.