Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

GABRIELLA PALERMO

Geografie immaginative del Mediterraneo Nero: fatti e fabule nel romanzo Quando il cielo vuole spuntano le stelle di E.C. Osondu

Abstract

La riflessione sulle geografie immaginative è stata originalmente proposta e sviluppata da Edward Said nel suo seminale libro Orientalismo. Qui, l’autore vertice della holy trinity degli studi postcoloniali – che compone insieme a H. Bhabha e a G.C. Spivak – spiegava come, alla costruzione dell’Oriente quale spazio culturalmente e politicamente prodotto dall’Occidente, corrisponda la costruzione di uno spazio in cui relegare, registrare e fissare l’altro/a, per mezzo di una narrazione e di un’immagine fissa e immobile: l’immaginazione geografica, in questo senso, ha svolto, e continua a svolgere, il ruolo di proiezione imperiale. La geografia ha a lungo esplorato il darker side dell’immaginazione, nella forma del potere delle rappresentazioni bidimensionali e univoche della produzione cartografica e della violenza epistemica. Più recentemente, lo sguardo è stato rivolto alla possibilità di un suo brighter side, ovvero sulla possibilità di costruire e presentare delle contro-geografie immaginative, le quali si costituiscono quali pratiche di sovversione, contestazione e rottura delle rappresentazioni. Detto altrimenti, le immaginazioni geografiche divengono l’anello di congiunzione tra il reale e la rappresentazione, tra fatto e finzione: senza immaginazione, senza riconoscere l’importanza di «introdurre l’invenzione nell’esistenza», non è possibile pensare e praticare geografie rivali alla violenza egemonica. In questo saggio traccio brevemente la possibilità della fiction come pratica di ricerca attraverso il romanzo di E.C. Osondu Quando il cielo vuole spuntano le stelle, una fabula del Mediterraneo Nero sull’immaginazione geografica a partire dal suo strumento principale: una mappa del desiderio, che, come quelle rilevate da Said, mentre si fa strumento “contro”, costruisce geografie rivali per reclamare, rinominare e abitare nuovamente la terra.