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LUIGI NASELLI FLORES

Ecosistemi di acque interne e di transizione

  • Autori: Viaroli, P; Basset, A; Bartoli, M, Boggero, A; Cantonati, M; Ciampittiello, M; Fontaneto, D; Galassi, DMP; Guilizzoni, P; Lorenzoni, M; Ludovisi, A; Lugliè, A; Magni, P; Manca, M; Morabito, G; Naselli Flores, L; Padedda, BM; Riccardi, N; Rogora, M; Rossetti, G; Rossi, L; Salmaso, N; Sechi, N; Stoch, F; Tagliapietra, D; Volta, P
  • Anno di pubblicazione: 2014
  • Tipologia: Capitolo o Saggio (Capitolo o saggio)
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/104168

Abstract

La valutazione dello stato di conservazione di biodiversità, funzioni e servizi degli ecosistemi di acque interne e la stima della loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici sono affrontate considerando tipologie omogenee di ecosistemi acquatici, alla scala integrata del bacino idrografico e della zona di transizione adiacente. Gli ecosistemi acquatici sono ripartiti, secondo uno schema tradizionale, in: bacini fluviali, laghi, zone umide e acque lentiche85 di piccole dimensioni, ecosistemi dipendenti dalle acque sotterranee (Groundwater Dependent Ecosystems - GDE) e ambienti di transizione a mare. I bacini fluviali e i laghi sono inoltre analizzati nel contesto della regione geografica cui appartengono, assumendo che vi siano associate diverse pressioni e minacce derivanti dai cambiamenti climatici. I cambiamenti climatici hanno effetti diretti sulla fenologia e sulla distribuzione delle specie che si manifestano in seguito a modificazioni della durata delle fasi di crescita, anticipazione o ritardo nelle migrazioni, sfasamento dei cicli vitali di predatore e preda, e migrazione verso nord e verso monte delle specie sensibili all’aumento di temperatura. Negli ecosistemi acquatici queste perturbazioni sono causate non solo dall’aumento della temperatura, ma anche dalle variazioni del regime idrologico e delle proprietà fisiche delle masse d’acqua. Tra gli ecosistemi a maggiore vulnerabilità si annoverano le acque lentiche di piccole dimensioni, i GDE e i laghi d’alta quota, e i corsi d’acqua appenninici e delle isole maggiori, sui quali già insistono pressioni importanti per l’elevato tasso di sfruttamento del territorio e delle risorse idriche. La vulnerabilità dei grandi corsi d’acqua dipende dall’interazione tra le pressioni locali (uso del suolo, urbanizzazione, alterazioni idro-morfologiche), le variazioni del regime idrologico e la gestione delle risorse idriche. Attualmente si segnalano problemi legati al dissesto idromorfologico dei corsi d’acqua, al deflusso residuo a valle delle derivazioni idriche, alle variazioni improvvise e intense delle portate dovute all’esercizio delle centrali idroelettriche (hydropeaking), all’inquinamento delle acque, alla perdita di specie indigene e alla crescente diffusione di specie aliene. Queste situazioni potrebbero essere amplificate dalle variazioni del regime idrologico indotte dai cambiamenti climatici. I grandi laghi subalpini profondi sono regolati e costituiscono la più importante riserva di acqua dolce in Italia. Negli ultimi decenni si sono osservate condizioni critiche per il bilancio termico e la conseguente stratificazione della colonna d’acqua: l’aumento della temperatura atmosferica ha già causato una notevole riduzione della frequenza del rimescolamento delle intere masse d’acqua (oligomissi) e potrebbe portare a un rimescolamento limitato ai soli strati superficiali (meromissi). Le condizioni di meromissi sono in genere accompagnate dall’esaurimento dell’ossigeno disciolto nelle acque di fondo e da notevoli alterazioni della composizione delle comunità lacustri. Nel lungo termine, la diminuzione degli apporti nivali e glaciali e l’aumento dei prelievi potrebbero determinare oscillazioni del livello idrico con gravi impatti anche sulle zone litoranee di basso fondale. Condizioni di particolare vulnerabilità sono previste per i laghi dell’Italia centrale, in particolare per quelli poco profondi come il Lago Trasimeno, nei quali si stanno verificando l’interramento delle zone litoranee, l’aumento delle concentrazioni dei soluti e il riscaldamento delle acque. Nei laghi artificiali dell’Italia meridionale e delle isole, la diminuzione delle precipitazioni e l’aumento della temperatura, combinate con un maggiore consumo idrico, potrebbero accentuare le variazioni di livello, favorendo così il peggioramento della qualità delle acque e