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ANNALISA GIAMPINO

Gated communities a latitudini 'meridiane'

Abstract

Il processo di privatizzazione che investe le estese periferie territoriali contemporanee si afferma in forme dell’abitare sempre più segregate e chiuse. E se all’inizio del processo di suburbanizzazione, in Italia, le forme dell’abitare nel disperso trovavano espressione nella villetta isolata con giardino, negli ultimi decenni la tendenza emergente è legata alla diffusione crescente delle cosiddette gated communities. A fronte di tale problematicità, con riferimento al contesto italiano, si riscontra un vuoto cognitivo sia qualitativo che quantitativo sul fenomeno in quanto ritenuto marginale in nome di una presunta efficacia normativa dei sistemi di pianificazione nel garantire spazi e servizi in maniera egualitaria (Glasze, 2003). In realtà, se si accetta la specificità del contesto italiano, dove queste forme residenziali occupano superfici relativamente modeste, adottano sistemi di sicurezza soft e assumono modalità di autogoverno specificatamente tarate sul nostro ordinamento giuridico, il fenomeno è tutt’altro che marginale. Il contributo, a partire da un’analisi critica della letteratura e da un’indagine condotta sui territori al di là della città densa dell’area metropolitana di Palermo, sottolinea come alcune delle interpretazioni ricorrenti sulla presenza di gated communities in Italia non appaiano del tutto convincenti e vadano maggiormente problematizzate rispetto ai nostri contesti.