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MICHELE COMETA

Kierkegaard e il paradosso della poesia

Abstract

A proposito dello scandalo, precisamente dello scandalo della fede, Kierkegaard preferisce parlare di paradosso, di contraddizione piuttosto che di assurdo, che però gioca un ruolo nel suo pensiero. Ne La malattia mortale chiarisce cosa significhi non scandalizzarsi di Gesù, ma a partire dal fatto che il Cristianesimo è una religione dello scandalo e che quindi, con l’opzione per esso, si sfugge e insieme si accetta l’assurdità - una parola non sua - cioè il paradosso, la contraddizione di un uomo che è Dio. Se lo guardiamo dal punto di vista dell’uomo, l’uomo-Dio è un uomo che è Dio, si sente Dio, vuole essere Dio ed è Dio; se lo guardiamo dal punto di vista di Dio, Egli è un uomo che si fa carico di tutte le sofferenze possibili e in questa sua umiliazione - parola che in Kierkegaard ritroviamo molto spesso - ci mette di nuovo di fronte a un assurdo, a qualche cosa che non riusciamo a capire con i soli strumenti della filosofia.