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MAURIZIO CARTA

Futuro : politiche per un diverso presente

Abstract

“Il miglior modo di prevedere il futuro è progettarlo, insieme”, questa frase racchiude il senso del libro che intende rivoluzionare il modo con cui pensiamo al futuro e agiamo per realizzarlo. Il libro rifiuta una visione fatalista del futuro, ma vuole aprire il pensiero e l’azione dei lettori ad una visione della crisi che stiamo attraversando, individuando le strade per uscire dalla metamorfosi miglior di come vi siamo entrati. Il futuro deve tornare nel nostro lessico quotidiano, nel dibattito pubblico e nella nostra strumentazione di progettisti, non come vuota parola o mantra, ma nel senso etimologico del termine di coloro che “gettano in avanti”. Dobbiamo reimpadronirci della capacità di progettare futuro, che l’autore chiama futuredesign, cioè il progetto di futuro a partire dall’attivazione di un diverso presente, la costruzione del futuro come esito consapevole delle nostre azioni collettive capaci di modificare il presente che non ci piace poiché produrrebbe il futuro che non vogliamo. Parlare di futuro, soprattutto in un paese come l’Italia che lo ha cancellato non solo dalla produzione istituzionale (siamo forse l’unico paese europeo che non si è dotato di un documento di visione e strategie di medio-lungo termine) e dal dibattito pubblico, ma anche dalle discussioni da bar, dai temi della maturità, dai post sui social network, significa proprio rompere un sistema fatalista che si accontenta di fare manutenzione del presente sperando che il futuro arrivi a salvarci. Il libro assume consapevolmente una prevalente dimensione politica, nella convinzione che l’architettura sia politica, e che l’urbanistica sia la più politica delle sue declinazioni, perché essa ha il privilegio – e il dovere – di dare forma ai desideri della società. Il libro ha l’ambizione palese di “nutrire l’intellettuale collettivo”, un soggetto plurale e diffuso in cui intelligenza e cultura, soggetti istituzionali e informali, abbandonata ogni separatezza elitaria, lasciate le rispettive tribù, si reintegrino nel processo di emancipazione e responsabilizzazione della cittadinanza attiva. Il libro è diviso in due parti. La prima affronta le metamorfosi che stiamo attraversando, demolendo i falsi idoli dello sviluppo e aprendo le porte alla transizione del nostro modello di vita, produzione e mobilità per affrontare il Nuovo Regime Climatico in cui siamo entrati. La seconda parte individua le principali sfide per l’Italia e soprattutto per la Sicilia e per il Mezzogiorno. Sfide culturali, sociali e politiche che richiedono di rivedere i luoghi che abitiamo, la loro sicurezza, la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, il modo con cui ci muoviamo e come produciamo. Non è il libro definitivo sul futuro, non intende proporre soluzioni universali per il futuro dell’umanità, perché le domande di futuro di ognuno di noi sono diverse, frutto di storie e dolori, di sogni e delusioni. È un libro sulla necessità di una visione di futuro, cioè della ritrovata capacità degli uomini di progettare guardando avanti con slancio e non sempre rattrappiti in un eterno presente. E’ un libro che racconta l’Italia mediana che non si arrende, un Sud che resiste e innova, città e paesi siciliani pregni di comunità sensibili e resilienti, università aperte, comunità resilienti, mecenati e artisti, giovani (molti) che con coraggio non accettano un presente in declino ma agiscono per aprire le porte all’adiacente possibile, una sorta di futuro ombra, più interessante, più felice, che aleggia ai margini o negli interstizi dello stato attuale delle cose. Perché il futuro nasce dalla interazione tra il reale e il possibile, ma si nutre del coraggio e della caparbietà di metterli insieme. E', tuttavia, un libro che non si accontenta del racconto, perché, nella volontà di condividerlo con i lettori, accetta la sfida di proporre soluzioni, di segnalare buoni e