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GIUSEPPE BATTAGLIA

Teoria, tecnica e didattica della pallacanestro in carrozzina

Abstract

Le capacità prestative degli individui, siano essi normodotati o con disabilità, è risaputo, migliorano notevolmente con l’aumentare del loro stato di salute psicofisico (Battaglia e coll. 2013). Un organismo stressato da una condizione patologica cronica necessità di svolgere un’attività fisica adattata allo stato di salute che lo caratterizza, poiché senza di essa finirebbe per perdere il senso più concreto dell'esistenza: “il movimento”. Il punto centrale non è dunque l'attività fisica di per sé o il tempo impiegato per svolgerla, ma piuttosto riguarda le modalità con le quali la si svolge. La scienza del movimento guarda all'individuo e alla sua complessità attraverso una valutazione articolata di tutti i livelli che ne caratterizzano le capacità vitali e le funzioni, in una dimensione multidimensionale. L’allenamento viene visto, oggi, come “un processo pedagogico - educativo complesso, che si concretizza con l’organizzazione dell’esercizio fisico ripetuto in quantità ed intensità tali da produrre carichi progressivamente crescenti, che stimolino i processi fisiologici di supercompensazione e migliorino le capacità fisiche, psichiche, tecniche e tattiche dell’atleta al fine di esaltarne e consolidarne il rendimento in gara” (C. Vittori, 1969). Il fine dell’allenamento è dunque l’incremento delle capacità di prestazione e la stabilizzazione di tali miglioramenti attraverso una corretta somministrazione di mezzi e metodi di allenamento. Con l’avvento della tecnologia moderna, studiare le prestazioni di un atleta è diventato ormai un’attività molto frequente nel mondo sportivo. Attraverso l’analisi degli adattamenti fisiologici e dei cambiamenti di prestazione indotti dall’allenamento la metodologia di allenamento si va sempre più perfezionando, individualizzando e specializzando in base al modello prestativo dello sport e alle qualità morfo-funzionali di ogni singolo atleta. Lo Sport, in questo senso, può pertanto essere considerato un’attività importante per il benessere personale dell’individuo. Se lo sport occupa un posto di rilievo nella vita di un soggetto normodotato, è da considerarsi fondamentale e imprescindibile nella vita di un soggetto diversamente abile. Generalmente soggetti con disabilità specifiche, derivanti da paralisi cerebrale e spina bifida, e soggetti con lesioni midollari mostrano una riduzione della capacità vitale/prestativa (Berlowitz et al. 2016) e una riduzione degli scambi interpersonali (Hutzler et al. 2013; Scelza et al. 2005). L'attività sportiva è fortemente incoraggiata in soggetti giovani con disabilità fisica, per aiutarli a superare le paure psicologiche, spesso associate alla loro disabilità (Hutzler et al. 2013; Scelza et al. 2005; Tasiemski et al. 2004), ma agisce anche a livello fisiologico migliorando le funzioni vitali (Sherrill, C., & Hutzler, Y. 2008, Cavedon, V et al. 2015). Già nel secondo dopoguerra attività sportive come la pallacanestro in carrozzina venivano utilizzate dal neurologo inglese sir. Ludwig Guttmann come terapia riabilitativa per i reduci di guerra. Le discipline sportive che gradualmente emergevano erano quelle che disponevano di alcuni fattori indispensabili per la pratica di esse, come impianti adeguati e accessibili, numero minimo di utenti ed eventuali disponibilità di ausili. Questa era una delle ragioni che costringeva la pratica solamente nei centri di riabilitazione, i quali disponevano di palestre accessibili, attrezzi, piscine o spazi adeguati. Come in Inghilterra, anche in Italia la pallacanestro in carrozzina è stata utilizzata, presso il Centro Paraplegici di Ostia dell’INAIL, come terapia riabilitativa per i reduci della Seconda guerra mondiale. La pallacanestro in carrozzina è uno sport di situazione caratterizzato da fondamentali tecnico-tattici individuali e di squadra complessi (Open-Skill), ovvero una disciplina sportiva nella quale n