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SANDRO VOLPE

Il cinema racconta Pasolini

Abstract

Per quasi vent’anni, dopo la sua morte, Pasolini è rimasto presente nel cinema con i suoi film. Solo a partire dagli anni ‘90 il cinema ha ricominciato a parlare di lui, a “raccontarlo” proprio attraverso la sua morte. Prima silenziosamente (Caro Diario di Nanni Moretti), poi con opere molto diverse e per certi versi complementari: Marco Tullio Giordana (Pasolini, un delitto italiano ) ha ricostruito l’inchiesta e i processi; Federico Bruno (Pasolini, la verità nascosta) e David Grieco (La macchinazione) hanno indagato sul complotto politico che ha portato all’omicidio; Aurelio Grimaldi (Nerolio) ha condiviso la pista omosessuale, mentre solo il Pasolini di Abel Ferrara si è smarcato dalla prospettiva dell’investigazione prendendo la strada della finzione. Non ha trovato il suo regista la tesi più estrema – evocata solo sulla pagina scritta – di una morte voluta, teorizzata e organizzata come unica possibilità di esprimersi compiutamente: idea paradossalmente cinematografica (Bresson, Kaurismaki), ma ben lontana dalla ricerca, fin qui delusa, della verità.