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CALOGERO VINCI

Il Teatro “Garibaldi” a Palermo e la costruzione dei teatri storici minori

Abstract

Degli oltre mille teatri italiani censiti negli anni immediatamente successivi all’Unità, a cui se ne aggiunsero molti altri edificati in seguito, ben pochi permangono a testimoniare i caratteri e la diffusione capillare del teatro all’italiana, dai pochi casi magniloquenti ai più comuni, caratterizzati spesso da connotati di provvisorietà ed occasionalità. Il teatro all’italiana, concepito come raffigurazione di uno spazio urbanistico, riproponeva - in forme e modi costruttivamente analoghi - ciò che da sempre si era realizzato nelle piazze e nei luoghi di incontro all’aperto. L’involucro perimetrale in muratura e la copertura erano realizzati secondo la tradizione costruttiva codificata; gli elementi caratterizzanti, palchi ed apparato scenico, che si configuravano quali strutture effimere, venivano messe in opera e mascherate in tempi brevi. Queste ultime presentavano caratteri di originalità derivanti dall’impiego dei materiali a disposizione e dall’esperienza di maestranze locali. All’inizio del Novecento, la conversione di molti spazi teatrali in cinematografi comportò l’eliminazione degli elementi originari più caratterizzanti, difficilmente riproponibili a causa della scomparsa di manodopera specializzata. Tra le poche “permanenze archeologiche” a noi pervenute, il Teatro Garibaldi a Palermo conserva in parte la sua configurazione ottocentesca. La “fragilità” dei sistemi costruttivi e la stratificazione degli interventi presenti in questo teatro possono essere considerati quale costante tipologica comune a numerose manifestazioni di questa storia costruttiva parallela.