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ZEILA TESORIERE

Nuove stazioni, periferie e città

Abstract

L’infrastruttura contemporanea amplia e fa slittare il proprio campo semantico, trasformandosi definitivamente da artefatto tecnico di carattere titanico ed epico ad elemento riparatore dei tessuti urbani, flessibile, trasformabile. In questo quadro in mutazione, numerose esperienze negli ultimi trent’anni hanno affermato in Europa occidentale il ruolo dei grandi progetti ferroviari come vettori di trasformazione urbana. A quindici anni dall’avvio della prima stagione di concorsi internazionali banditi per le nuove stazioni dell’Alta Velocità in Italia, è possibile un bilancio volto non solo al semplice confronto dei risultati direttamente pertinenti la realizzazione e l’esercizio dell’opera, ma indirizzati anche a cogliere le relazioni che le nuove stazioni hanno saputo e potuto stabilire con le porzioni urbane coinvolte, in un contesto politico e di governance in cui sono ormai mutate le condizioni di attuazione e gestione dei progetti. L’evocazione dei casi di Bari Centrale, Napoli Afragola, Roma Tiburtina, Firenze Belfiore, Bologna Centrale, Torino Porta Susa, supporterà alcune riflessioni in merito a nuovi elementi che determinano l’ampiezza degli effetti decisionali della politica e dell’amministrazione sui territori, sulle capacità architettoniche di questi grandi sistemi urbani, e permetterà di leggere con chiarezza l’opposizione fra città con strategie integrate e sinergie di intenti fra soggetti diversi e altre che soffrono cronicamente della discontinuità dei processi governativi, amministrativi e politici.