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FULVIA SCADUTO

Le Vite e altre opere teoriche nelle biblioteche pubbliche e nelle raccolte private

Abstract

Nonostante la sua operosa attività come architetto e pittore di successo, la notorietà di Vasari è legata soprattutto alla pubblicazione delle Vite, la celebre raccolta di biografie di artisti, che contribuì a renderlo famoso, assicurandogli un posto del tutto eccezionale nell’ambito della moderna storiografia dell’arte. Come inizio di un nuovo genere storiografico, l’opera ebbe un successo formidabile, divenendo, nel campo della letteratura artistica, un testo fondamentale e irrinunciabile. La sua diffusione, un uso prolungato e un certa fortuna (non privi di riflessi) si possono verificare anche in Sicilia, a partire da una prima ricognizione sugli esemplari presenti nelle Biblioteche Comunale e Regionale di Palermo e negli inventari delle biblioteche private delle famiglie nobili e degli architetti del Sei e Settecento. Il presente contributo indaga inoltre la presenza (nelle biblioteche pubbliche e nelle raccolte siciliane) di una serie di scritti, apparsi contestualmente alle Vite, rappresentativi dei temi e delle teorie artistiche che si dibattevano nell’entourage della corte medicea di Cosimo I, come gli Elogia di Paolo Giovio, la celebre Lezzione della maggioranza delle arti di Benedetto Varchi e soprattutto la traduzione volgare del trattato di Alberti, l’Architettura, redatta da Cosimo Bartoli. Quest’ultima ebbe una vasta diffusione in ambito siciliano, se ne trova traccia negli inventari dei libri che facevano parte del corredo di architetti quali Giacomo Amato, Giovanni Amico, Carlo Infantolino ecc.