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FLAVIA SCHIAVO

C’è un altro cielo. Parchi e Giardini a New York

Abstract

I giardini a New York, e soprattutto a Manhattan, tra le città più compatte del pianeta, mostrano come gli spazi aperti abbiano una specifica densità, rispetto al costruito e siano un “fronte di resistenza” rispetto ai processi di trasformazione immobiliare, ai Piani, agli interventi pubblici e a quelli privati, cui a volte si oppongono efficacemente le azioni civiche e partecipative degli abitanti. La trama del verde va letta, dunque, nel saggio, in base alla relazione tensiva tra fenomeni molto diversi che contribuiscono a configurare una morfologia “porosa” costituita anche da spazi aperti differenti. Il saggio esplora, in tal senso, la nascita dei giardini di grandi dimensioni concepiti a metà Ottocento come Central Park e Prospect Park a Brooklyn (entrambi di F. L. Olmsted e C. Vaux), a quelli più minuti e diffusi che nel corso di circa due secoli sono sorti in una città in cui la rendita urbana e il suolo edificabile hanno avuto e hanno un enorme peso.