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ANDREA SCIASCIA

Pasquale Culotta e le aree geografiche periferiche. L’esperienza dei quaderni neri contro l’astrazione determinata e l’empirismo praticista

Abstract

Il saggio riflette su alcune pubblicazioni di Pasquale Culotta dedicate ad alcuni centri delle Madonie i cui dati demografici dal 1951 – anno che costituisce l’acme – sono in costante diminuzione. Nel 2017 Castelbuono aveva 8843 abitanti, Gratteri 940, Aliminusa 1215 e Sclafani Bagni 430. Tali quantità risultavano un po’ più elevate, quando Pasquale Culotta, tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta del XX secolo, decise di occuparsi di queste città come alveo del suo impegno scientifico. Gli esiti dei corsi e delle tesi di laurea in progettazione architettonica – svolte presso la Facoltà di Architettura di Palermo – e gli approfondimenti dello stesso Culotta e dei ricercatori con cui ha condiviso tali esperienze prendono corpo nella collana de "I quaderni neri". Il richiamo a queste pubblicazioni ha una evidente attinenza con la ricerca sulle aree interne – o in maniera più precisa, seguendo la definizione utilizzata da Culotta, sulle aree geografiche periferiche – ma produce degli interrogativi su quali altre ragioni esistessero negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, per trasformarle, agli occhi di Culotta, in una tematica imprescindibile. Soprattutto ricordando che le Facoltà di Architettura italiane erano concentrate, quasi esclusivamente, sul recupero dei centri storici o, in alcuni casi, sui quartieri di edilizia residenziale pubblica. L’attenzione data a tali centri delle aree interne – forse un po’ sulla scia di quanto aveva precedente fatto Edoardo Caracciolo – sembra scaturire in Culotta da una doppia necessità: dare piena dimostrazione di quanto ci fosse da imparare dai paesaggi, dai telai insediativi e dalle relative architetture presenti a Gratteri, Aliminusa, Castelbuono, Sclafani Bagni. E, al contempo, costruire uno specifico apprendistato per quegli allievi che, dopo la laurea, sarebbero tornati a lavorare lontani da Palermo e, in generale, dalle grandi città. Pur volendo limitare l’impegno di Pasquale Culotta all’attenzione prestata ad alcuni centri delle Madonie si constata come il fulcro di questa scelta culturale sia l’uomo con i suoi comportamenti, desideri, esigenze e sogni. È la centralità attribuita all’uomo a rendere, a distanza di tanti anni, i contenuti de “I quaderni neri” presi in considerazione una lezione di grande attualità per l’abitare contemporaneo.