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MARCO ANTONIO PIRRONE

Integrazione: genealogia e critica di un concetto

Abstract

In questo contributo, muovendo dalla storia del pensiero sociologico, all’interno della quale il concetto di integrazione – declinato anche con espressioni quali ‘ordine sociale’, ‘solidarietà sociale’, ‘inclusione’ e ‘coesione sociale’ – ha un posto centrale ed una lunga vicenda, cercheremo di rifl ettere criticamente su di esso e sulle sue implicazioni. Il nostro obiettivo è far comprendere l’importanza di tenere in considerazione la storicità di questo concetto, che spesso diamo per scontata o non consideriamo affatto; sottolineare il ruolo che le scienze sociali e la sociologia hanno avuto nel determinare, e reiterare, un’idea di integrazione prevalentemente basata sulla nozione di ordine sociale ed evidenziare la necessità di rifl ettere, dunque, sui criteri epistemologici che la stessa sociologia utilizza; mostrare che siamo davanti ad una dimensione talmente problematica, e subordinata alla variabilità storica, per cui il concetto di integrazione dovrebbe essere problematizzato rispetto all’uso scontato che se ne fa nella società contemporanea, soprattutto ad opera dei media tradizionali, dei new media e, attraverso questi, del senso comune; fornire, infine, strumenti critici che consentano di andare oltre i luoghi comuni e le paure diffuse relativamente alla convivenza tra autoctoni e immigrati. Infine, anche attraverso questo lavoro di disamina storica, cercheremo di mettere in discussione il concetto stesso di integrazione, attraverso il quale si dà per ovvio il fatto che la società sia già integrata al suo interno. La sociologia, infatti, nel suo sviluppo storico, ha fornito molte volte uno stabile fondamento a questa idea dell’integrazione, prescindendo dalla storicità dei suoi oggetti di analisi e provando a rendere universali e astratti, come se fossero astorici, alcuni concetti e categorie, spesso attribuendovi, come nel caso della defi nizione di società in Durkheim ad esempio, qualità superiori e avulse dagli individui che li pongono in essere. Ciò ha contribuito a diffondere l’idea, nel senso comune e nell’opinione pubblica, che alcuni processi sociali abbiano delle regolarità simili ai processi naturali, deresponsabilizzando in tal maniera il ruolo stesso che gli individui hanno – o potrebbero avere – per la costruzione di altre forme di legame sociale e di mutamento sociale. Il risultato è quello di pensare alla società come se fosse dotata di una sua identità chiusa, circondata da stabili confi ni, anziché come l’esito di relazioni o di libere associazioni di individui, per quanto composite, conflittuali e problematiche.